Presentazione storica di SESTO desunta dall’opera storica del S. Calindri.
Riporto fedelmente il testo del 1782 con le forme grammaticali di quel tempo, ove la lettera “s” attuale veniva scritta con la lettera “f”, questo per aiutare il lettore nella corretta forma di lettura.
Auspicando che sia ben accetta l’intenzione, auguro buona lettura al visitatore.

SESTO
(a) (Fuori di Porta S. Stefano miglia quattro circa bolognefi dalla città)

Comune e Parrocchia
La derivazione del fuo nome la crediam provenuta dalla diftanza dalle antiche mura della Città di miglia fei romane, e dallo effere ftato lungo l’ antichiffima via, che da Bologna conduceva alla volta di Firenze, che paffava alla deftra della “Savena”, per chi parte da Bologna, e diftendevafi per le pendici delle colline di “Jola”, di Sefto, di Brento, di Monte Rumici, di Monzòne, o Aligrano, e prendendo l’ alpe detta Monte Venerio, paffava per “Trafaffo, Cedrecchia, Monte Fredente, il Baftione” alla volta della “Mangòna”, e della “Traverfa”, tornando nella prefente via detta di Firenze.

Con quefta direzione eranvi appunto miglia fei romane, principiando poco lungi dalla piazza di S. Stefano, e fiamo perfuavi, che i migli di pertiche 500 bolognefi, i quali ora coftumanfi nella provincia.
(114 – Il miglio prefente bolognese differifce dall’ antico romano di piedi romani 1408, o dicafi paffi geometrici 281 e piedi tre, tanto effendo più lungo del romano fuddetto),
fiano ftati introdotti molti Secoli dopo delli romani, i quali (a differenza delli tanti diverfi da cui è ora inondata la Italia, a fegno di riufcir difficile il determinar giuftamente quali di effi debba intenderfi per miglio italiano), ufavanfi per tutto il vafto Impero Romano in que’ secoli, ne’ quali perdeafi meno alcun genere di Uomini attorno al fare o all’ infinuare certe variazioni totali di cofe, che ad altro in fine non fervono, che ad inquietare il genere umano, e ad imbrogliare per gl’ ufi umani la cognizione delle cofe più ufuali o più neceffarie a faperli per l’ altrui buona direzione.

Anime: 234. Divife in 41 famiglie compongon quefta popolazione, alla quale fi ferran dintorno quelle della “Pieve del Pino”, alla di cui congregazione è foggetta, e delle parrocchie di Raftignano, di Jola, di Roncrìo, di Paderno, di Sabbione, di Mufiano, chiamato ancora S. Bartolomeo di Pian di Macina da vicini abitanti, e di Monte Calvo.

Il titolare è S. Andrea, ed a Parrocchiani appartiene il diritto di nominarne il Parroco.
Era fituato il Caftello di Sefto, del quale ora non vi rimane che il nome, fotto il Monte detto “Polìcino”, alle cui falde paffava l’ antica via già di fopra detta, e della quale abbiam trovate non poche tracce nella fua direzione da noi accennata, e per la quale, per accorciare alcune miglia il cammino, paffano ancora, particolarmente in tempo di Eftate, alcuni mulattieri.

Preziofa ma non molta UIva, poche Frutta, poca Ghianda, poca legna da fuoco, fufficente quantità di Fieno, molto pafcolo da molte terre lavinate ed a fodo, poca Seta, il fegno delle Canape, circa quattro mifure dal Grano e circa due dai Marzatelli, fono i raccolti di quefto territorio, il di cui fuolo al baffo è cretofo da banchi di Saffi fluviatili interfecato, nell alto arenofo, o tofaceo, o mifto di Ocrea, in quefto trovafi la pietra fosforica, ed oltre un Fabbro, un Falegname, un Molinaro, una Cartaria, evvi una Fornace da “Olle”, o dicanfi vafi di terra cotta, da tenere Olj, e Vini, e da tenere gl’ Agrumi, ed i fiori.

Quivi afifte il tanto decantato pozzo degli “Arienti” nella antica Villa che già apparteneva a quefta ora eftinta famiglia, e del qual pozzo abbiamo già parlato a pag 91 e seguenti di quefto nosftro Dizionario.

Riporto qui il brano dal I° Libro, a pag 91 nel riferimento “ARIENTI”: “
(b)Colle, cinque miglia in circa lontano da Bologna, alla finiftra riva del Savena, per chi volta le fpalle alla sua origine
Un palazzo, una Cafa Colonica, un’ Oratorio dedicato alla B. V. di Loreto, con alcuni Cipreffi, ed un profondiffimo pozzo di acqua comuniffima, e non contenente alcuna particella di corpo eftranei, bituminofi, metallici, femimetallici, o di altra forte, fono le cofe, che efiftono fulle alture e pendici quefto Colle, nel quale lo ftorico “Mafina” che per isbaglio lo fà lontano fole tre miglia e con effo altri Bolognefi,vuole che fi nafcondono ricchezze molte, dicendo
…nel Monte degli Arienti tre miglia dalla città Giovanni Bentivoglio aveva cominciato a cavare molto profittevolmente l’ argento; ora vi è il palazzo Paleotti fuori di Porta S. Stefano, ed in quei contorni fi trova fale Ammoniaco, Marchefetta, Ferro, Antimonio, ed Altri Minerali..
Noi abbiam girato e traverfato per ogni verfo quel Colle, ma non abbiamo trovato indizio alcuno sì fatte ricchezze, o naturali prodotti, ad eccezzione di qualche pezzo di Pirite, o di Marcaffita, che abbiamo offervato effere comune in tutti i Luoghi cretofi ed argillofi della Montagna e della Collina Bolognese.

Di più abbiamo offervato, che il fito, la qualità degli “Strati”, che ne compongono la fuperficie, e l’ammaffo interno di quefto Colle, non promettono neppure uno dei fuddetti prodotti, eccettuatone, come fi è detto, qualche pezzo di Pirite.

Abbiamo efaminato il profondo Pozzo, il quale efifte, unico indizio di fcavo manuale che fiavi in tutta l’ eftenfione di quefto Colle, ed abbiamo efaminato a lungo Perfone, che anni fono dovettero entrare nel medefimo Pozzo per vuotarlo.

Dall’ una e dall’ altra delle fuddette ufate diligenze abbiam rilevato, altro non effere, che un’ artefatto Pozzo per ufo foltanto di attingervi l’ acqua e nulla più, non effendovi ne fcavo laterale, ne fegnale di efferviftato giammai fatto alcuno “Stòlo”, come chiamano i “Mineralogifti”,
‘dicanfi interno lungo fcavo di traverfo, neceffario o per feguitare, o per trovare una Miniera, ovvero indizio di effervene ftato fatto lo fcavo per tale oggetto’.

Noi ci riportiamo al teftimonio dell’ oculare ifpezione fopra luogo, per conferma della verità, che efponiamo.

Cio’ che di certo abbiam rilevato dalla Storia bolognese fi è, effervi ftata ne’ Secoli addietro una Famiglia degli Arienti, dalla quale ( e non da altra fognata manifattura, ne miniera di argento, come vogliono il “Mafina“, il “Zanti“, ed altri autori bolognefi) ebbe il nome quefto Colle, come lo ebbe una contrada della Città di Bologna.

Furono di quefta Famiglia “Barbara Arienti” celebre Dottoreffa morta nel 1341, “Tommafo Arienti” celebre Dottore di Folofofia e Medicina, e Lettor pubblico di Chirurgia affaffinato colla moglie e con un figlio adottivo nel 1390.
“Giovanni Sabbadino degli Arienti” famofo e dottiffimo Umanifta, che fiorì circa il 1483.
Ed a S. Lucia di Roffeno fuffite ancora un’ antica campana fufa nel 1383 da un Giovanni di Simone degli Arienti, che noi non intendiamo di foftenere foffe della fteffa Famiglia, mà che abbiamo foltanto indicato per moftrare, che di quefto cognome vi fono ftati Soggetti celebri nelle Scienze e nelle Arti”.

Ritorniamo alla narrazione storica su “SESTO”:
S. Maria di Loreto degli Arienti, S. Maria de’ dolori a Cà de’ Sozzi, S. Maria di Mileto con canone alla Parrocchia, fono gl’ Oratori comprefi in quefto parrocchiale diftretto;
(115 – Vedafi il Cafolari ne l’ Inftituto Tomo IV. pag. 168)
e fono i borghetti di quefto Comune:
Il Molino di Sefto con Cartaria di famiglie 14.
L’ Ofteria di Sefto di Famiglie 5.


Se il nome di Sefto debbafi penfare, come dicemmo, derivato dall’ “ad Sextum lapidem” ufato a tempi de’ Romani con frequenza, ne viene in feguito il doverfi credere efiftente quefto luogo fino da più remoti Secoli, ne’ quali deve effere altresì ftato in tale cafo un qualche Vico o luogo popolato, all’ufo di que’ tempi.

Nella manomiffione della Schiava “Clariza” fatta nel 1056
(116 – Ant. Ital. Med. Aev.Tom.I°. Dif.XII, col.858)
dalla Conteffa Willa fù tra teftimonj Lamberto Fofcolo figlio di Leone da Sefto.
Nella bolla “ONORIO III” emanata nel 1221 in favore de’ Canonici della Metropolitana in conferma delle Chiefe e di altri poffeffi di loro appartenenza, rilevafi che la Chiefa di “Sefto” era tra effe, e che era taffata a pagare una “Corba” di Spelta ogni anno alla metropolitana.

Nel 1275 i Lambertacci infolentiti per la rotta data vicino a Faenza alli Geremei fecero fcorrerie nel territorio bolognefe, prendendo, ponendo a faccomano, brugiando alcune fue Caftella, e tra effe tocco la difgrazia a quefto Sefto,
(117 – Mat. Grif. Memorie. Rer. Ital. Tom. XVIII col. 115 – ivi Cron. Mife. col. 187)
che forfe più non riforfe, e perciò di quefto folo nome al luogo dov’ era è rimafto.

Alberto di Gilio e Manfredino di Gerardo ambedue di Sefto furono Anziani nel Marzo del 1298; e Alberto fu Egidio, Francefco fu Giovanni; Giacobino fu Giacomo eran di quefto paefe, e poffedevano un viftofo eftimo nel 1305, come rifulta dalle più volte ricordati frammenti di quell’ anno.

Calò fempre più in miferia quefto Comune, e di modo era al baffo nel 1454, che per comparire in qualche modo tra i Comuni che regalarono nelle fue nozze “Santi Bentivogli” non poteron sforzarfi a dare di più allo fteffo di quattro “Giuncate”.
(118 – Cron. Mife. Tom. XVIII. Rer. Ital. col. 709)

Era nel 1366 la fua Chiesa foggetta al Plebanato della Metropolitana trà quelle del quartiere di Porta S. Procolo, e S. maria di Melèto lo era viceverfa al Plebanato del Pino, a cui era già foggetta ancora la prefente parrocchiale verfo il terminare del 1400.