CHIESA di S. BARTOLOMEO di MUSIANO

  Musiano e’ un borgo antichissimo dove sorgeva l’Abbazia di S.Bartolomeo, della proprieta’ della Curia di Bologna.
Nell’antico recinto ( distrutto nell’ultimo conflitto) vi era un’antico pozzo, tutt’ora presente e recentemente curato, ma non utilizzato.
Tale Abbazia e relativa chiesa vennero erette poco prima del 981 dai conti Adalberto e Bertilia.
Molte furono le donazioni, fra cui quella del Marchese Bonifacio di Toscana, padre di Matilde di Canossa.
Nel 1307 si insediarono i monaci Benedettini e nel 1493 i monaci Celestini, che vi rimasero fino al 1652.
Durante l’ultimo conflitto venne distrutto tutto il complesso e ricostruito in parte nel 1950 L’originaria intitolazione, attestata dal primo documento del 981, si riferisce a due santi, poiche’ vi si dice che fu costruito“in honore sancti Bartholomei apostoli et Savini martiris Christi”.
Il secondo titolo cadde precocemente e definitivamente, tanto che gia’ una carta di trent’anni dopo (1011) venne rogata in monasterio Sancti Bartholomei de Mosiliano.
Errone e’ l’informazione secondo la quale la gran contessa Matilde, oltre ad aver fondato il monastero, sarebbe sepolta proprio a Musiano.
Cosi’ si esprime la cronaca bolognese di fra Bartolomeo della Pugliola,  Anno Cristi M.C.6 mori’ la contessa Matelda (…) et fu sepellita in lo monasterio de sancto stefano de Musignano in Piam de Masena del conta de Bologna lo quale monasterio ella el fe hedificare..”.

Una carta del 1308 viene rogata apud monasterium de Muxiliano in porticu domus magne “, espressione che richiama una struttura ben precisa: il portico del monastero.
La presenza di tale struttura, attestata anche da altri documenti, risulta del tutto congruente con l’ospitalita’ del monastero, regolarmente frequentato da poveri, pellegrini, viandanti.

La presenza di un uomo di nome Domenico, definito campanarius, come teste alla concessione di un’enfiteusi del 5 settembre 1088, farebbe pensare anche alla presenza, fin dalle origini, di un campanile.

Dalla pianta modulata su piede bolognese (cm 38) appare l’articolazione del complesso.
La chiesa e’ a struttura basilicale a croce, divisa in tre navate.
Quella centrale e’ larga il doppio delle laterali, secondo dettami architettonici antichi, e con due filari di 5 pilastri mistilinei.
Quanto alla nota forma cruciforme della chiesa, non si puo’ non ricordare la suggestiva tradizione secondo la quale sembra che qui fossero conservate, oltre alle reliquie dell’Apostolo titolare, anche quelle della Croce.
I disegni predetti sono corredati dalla seguente legenda: “Chiesa di S.Bartolomeo di Musiano Badia con abitatione per il rev P.D.Donati da Come torre sagrato et orto con l’abitatione per li Patroni et per galinare stalle e tegge pozzo forno et corte et altre sue soprastante..”
Viene pertanto descritto l’intero impianto monastico, un insieme di edifici, spazi sacri e profani che si aggregano intorno al chiostro.
Come spesso succede la parte vecchia diede allarmanti segni di cedimento.
Di conseguenza fu progettato un nuovo disegno per la ricostruzione dell’edificio, dove appare una chiesa in tre navate e sette coppie di pilastri, due altari nelle navate minori, tre scalini di accesso al presbiterio, una cupola, e un’abside centrale molta profonda.
Nella circostanza si sostitui’ con una finestra rettangolare il rosone quattrocentesco al centro della facciata.
Gli avvenimenti politici di fine XVII secolo e la soppressione napoleonica degli ordini religiosi interruppero, per fortuna, i rifacimenti barocchi, anche se il il parroco e parrocchiani erano soddisfatti degli interventi del Senato che aveva ammodernato l’interno e l’esterno trasformandola nella “piu’ decente” tra le chiese dei Comuni contermini e in una delle piu’ frequentate.
Ma nell’ottobre del 1944 un bombardamento lo ridusse a un cumulo di rovine: il campanile fu abbattuto e pochissimo si salvo’ della chiesa.
Buona parte dei resti murari furono utilizzati dai tedeschi per costruzioni di fortini, ma il danno fu tanto maggiore perche’ provoco’ la dispersione di rilievi scultorei decorativi.





L’IDRIA DELLE NOZZE DI CANA

Si tratta di un prezioso manufatto, un bianco vaso di marmo pario (o alabastro), di squisita ed elegante lavorazione, risalente, per la sua perfezione, secondo gli studiosi, all’epoca augustea.
L’idria e’ posta nella chiesa subito a destra, entrando dalla porta principale, accosto al muro laterale, in basso, su un supporto che la tiene verticale, in modo che, abbassandosi, si possa introdurre in essa il capo.
Essa ha il fascino dell’arcano e del mistero, il volto dell’arte, il senso della classicita’, il sapore della bellezza e dell’eleganza, il candore del marmo pregiato e in quanto tale non puo’ non stimolare la curiosita’ dell’osservatore.
Davanti ad essa sosto’ anche il padre predicatore missionario apostolico San Leonardo da Porto Maurizio, qui celebro’ la S.messa e venero’ l’idria, ritenuta uno dei pezzi originali di cui si parla nelle nozze di Cana (Vangelo S.Giovanni cap.2 v v. 1-11).