Presentazione storica di R I O S T O desunta dall’opera storica del S. Calindri.
Riporto fedelmente il testo del 1782 con le forme grammaticali di quel tempo, ove la lettera “s” attuale veniva scritta con la lettera “f”, questo per aiutare il lettore nella corretta forma di lettura.
Auspicando che sia ben accetta l’intenzione, auguro buona lettura al visitatore.
RIOSTO
(a) – Fuori di Porta S. Stefano otto miglia lontano da Bologna trà Monti pofti frà la Zena e la Savena
Comune e Parrocchia compofta da 233 Anime divife in 33 Famiglie, e confinata dalle parrocchie di “Casola Canina”, e di “Mufiano”, dall’ Arcipretura titolare di “Gorgognàano” e dalla pieve di “Pianòro” alla di cui Congregazione appartiene.
S. Maria è il Santo fuo titolare, ed alla Senatoria Famiglia “Ariofti” appartiene il diritto di collazione.
S. Carlo del Palazzo, S. Lorenzo di Monazzàno fono gl’ Oratori che quivi efiftono.
Il quadro della Chiefa parrocchiale rapprefentante la Madonna è di “Lucio Maffari”.
Non molta, ma preziofa Uva, non molte frutta, molta Ghianda, molti Bofchi di Legna, poche piante di Olivi, Poca Seta, il fegno delle Canape, fufficiente quantità di Fieno, vaftità di terre a fodo, tre mifure per ogni femente dal Grano, e due da Marzatelli fono i prodotti di quefto territorio, in buona parte tofaceo, ed arenofo, faffofo, e cretofo nel rimanente, con quantità di duriffimi Tufi ripieni di gufci di Teftacei del genere delle Telline, delle Pettiniti, delle Oftriche, e di pochi Dentàli, e Terebratule.
Nella Sagreftia di quefta Chiefa confervafi un Cippo di macigno con diverfe croci, geroglifici, e caratteri barbari detti goti, il di cui fignificato non c’ è riufcito di rilevarlo intieramente, e foltanto afficurarne potiamo in millefimo che è il 1241; dalla fua ftruttura fi deduce aver fervito di piediftallo ad una ftatua.
In un angolo della facciata della Chiefa verfo il tetto e dalla parte che guarda “Gorgognàno” vi è murata una lapide arenaria con caratteri parimenti barbari che dicono: “Hoc opus. fu. fum. fac. 1334”.
Queftà però è ftata pofta a cafo dove fi vede, ed apparteneva ad altro luogo o fabbrica anteriore alla prefente.
Non v’ è tra quefto popolo, che gode aria buona, chi fi prenda penfiere di efercitarfi in qualche arte, e vi è un folo borghetto detto:
Scopèto di Famiglie 4.
Quando da alcuni rogiti confervati negli Archivi di S. Gio. in Monte e di S. Francefco non ci fi nominaffe quefto luogo
(408 – Arch. di S. Gio. in Monte Reg. Willielmo Notaio, primo maggio 1211 – lib.12 num.17.
Arch. di S. Francefco Rog. Martino di Gio. Gherardo 25 Febbraro 1284. Ivi 27 Gennaro 1315. Rog. di Bartolomeo di Uguzone da Pianòro Camp. ref. let. I 2. 38),
e quando da’ frammenti de’ pubblici eftimi del 1282 non foffimo afficurati della afiftenza del medefimo, ne’ fecoli fcorfi, e dell’ effere ftato Caftello, ed i fuoi proprietari “Catanei”, noi altro non avremmo potuto dire di effo, fe non che apparteneva al fua Chiesa nel 1366 al Plebanato del “Pino”.