Presentazione storica di “Pianoro Vecchio” desunta dall’opera storica del S. Calindri.
Riporto fedelmente il testo del 1782 con le forme grammaticali di quel tempo, ove la lettera “s” attuale veniva scritta con la lettera “f”, questo per aiutare il lettore nella corretta forma di lettura.
Auspicando che sia ben accetta l’intenzione, auguro buona lettura al visitatore.
PIANORO
(lontano da Bologna 8. miglia ed al cui abitato paffa; in mezzo la via reale, che da Bologna conduce a Fiorenza)
Pieve, Comune, Caftello e’ luogo di pofta fuori Porta S. Stefano, della cui origine invalfe fono curiofe opinioni ancora tra i meno indotti, perche’ accreditate dalla autorita’ di dotti Oltramontani di nome, ai quali la maffima parte degl’ Iftorici e de’ Geografi fanno profondiffima riverenza, credendo per verita’ innegabili tante cofe da effi dette della noftra Italia, abbenche’ non combinino col fatto e co’ luoghi, come avremo fpefiffimo campo a dimoftrare.
Guzzano, Gorgognano, Riofto, Mufiano, S. Anfano, fono le parrocchie e popoli, che confinano con quefto luogo, la di cui popolazione direm che afcende a 519 anime fulla fede del Diario bolognefe, giacchè da quell’Arciprete di non morbidiffime maniere fapemmo folo per favore difpenfatoci con aria di gotica maniera, che fono in tutto 40. famiglie le componenti la fua popolazione, lo che non può effere, quando a differenza di ogn’altro paefe d’Italia partorendo quelle abitatrici a mazzo, non rendeffero a loro mariti una flotta di figli, de’ quali fopravivendone più del bifogno, componeffer poi l’una per l’altra famiglia una figliolanza di dieci e più figli per ciafcuna, e noi fiamo perfuafi, che 30. in circa fiano le famiglie abitanti dentro il non murato Caftello di Pianoro, ed altre 70. e più circa le abitanti del rimanente territorio.
Comunque fia, abbiamo dovuto contentarci, dopo replicate iftanze, preghiere, e fatiche, fuccedute ad un non corto viaggio, di non faperne fu di ciò più di così, ancora conviene perciò fi contenti la moderatezza de’ leggitori di non faperne più, giacchè loro altra fatica non cofta, che di leggere affifi con comodo il rifultato delle laboriofe e minute noftre ricerche, potendo foddifare la fincerità, con la quale, per non ingannarli, loro ingenuamente efponiamo quanto in certe ricerche ci è accaduto.
S. Giacomo è il prefente titolare di quefta Pieve, il cui diritto di collazione appartiene alla Menfa Arcivefcovile, e la di cui prefente Congregazione è compofta dalle Chiefe, le quali fopra dicemmo ad effa Pieve confinanti, eccettuatone Gorgognano Arcipretura titolare dipendente dalla Metropolitana di Bologna, e però non foggetta ad alcuna Pieve.
La Chiefa di Pianoro non è di molta grandezza, ne una delle più viftofe della Diocefi montana.
L’ Aria è ventilata della di cui bontà in pratica non potiam darne ragguaglio, ignoto effendoci il numero de’ morti adulti per la fteffa cagione, per la quale poco noto ci è il precifo numero della popolazione.
Molta e preziofa Uva, molte Frutta e molta Ghianda, molti Bofchi a legna, e moltiffime terre a fodo con non molto pafcolo, poca Seta, poco Fieno, il fegno della Canape, tre in quattro mifure per ogni mifura di femente dal Grano, e due circa dai Marzatelli fono i prodotti annui che rende il terreno di quefto territorio in gran parte tofaceo foftenuto e feparato l’ uno ftrato dall’ altro, da una unione, o ftrato, di gogoli di duriffimo tufo, che ne taglia a traverfo i meno floidi ftrati, e li foftanta a guifa di una offatura, i quali gogoli fon ripieniffimi di valve o gufci, di Pettiniti, di Telline, di Lumache marine, di qualche gufcio di Dentale o di un ammaffo confufamente difpofto di nuclei delle fuddette qualità di teftacei, e di tutti col rimanente della maffa tofacea poggian fopra un’ altra argilla, che occupa il baffo fondo, e la quale lungo il Fiume è coperta da ftrati di Saffi fluviatili, i queli luogo a luogo internandofi vanno falendo le pendici degli adiacenti Monti a notabile altezza.
Framezzo alla parte più fciolta, e talora arenofa, di quefto territorio vanno ferpendo gufci fciolti de’ fuddetti teftacei, qualche felce agatino, e qualche pezzo di Agata, di cui alcuni non molto grandi vanno trovandofi nel Rio detto di Mezza Cofta, e nell’ altro detto di Favale.
Un Fabbro, un Falegname, un Fornaro, un Macellaro, un Molinaro, un Calzolaio, due Bottegai da merciaio, tre Ofterie, un Barbiere, la Pofta de’ Cavalli dar poffon l’idea di effere quefto un popolato, e frequentato borgo, o dir vogliafi non murato Caftello.
Nel fuo Territorio ha’ gl’ Oratori detti l’ Abbadia di S. Giovanni di Caftello, e la B. Vergine detta del Saffo.
Il primo rimane fopra di un collicello formato da un grande ammaffo di Scoglio cretaceo, attorno al quale raggirafi la Setta, e fopra del quale era piantato l’ antico Castello di Pianoro, rimanendo più oltre del prefente molte pertiche, alla defta della via reale che conduce verfo Fiorenza, e poche pertiche dalla medefima lontano.
Noi abbiamo cercato invano frammenti di lapidi, medaglie, idoli, od altri ramafugli di antichità in un luogo , che fi vuole da’ Tofcani, o anti Etrufci, edificato 1176 anni prima di Crifto, o di cafi 2959 anni prima di quefto, in cui noi ftendiamo il prefente Articolo.
Indarno facemmo ricerca di tali cofe agli abitanti, ma non dee recar meraviglia fe non fapeffer darcene contezza alcuna, perchè il loro impiego e talento ad ogni altra cofa è intento e adattato fuori che a cercare quanto può confluire alla cultura, ed alla cognizione della Storia, o della erudizione.
Hà quefta Pieve nel fuo diftretto Parrocchiale, oòtre il Borgo, e non murato Caftello, un altro Borghetto, abitando nell’ uno e nell’ altro il numero di famiglie qui fotto notato.
Al Fifo: famiglie 10.
Pianòro: famiglie 30.
Noi non perdiam tempo in confutare la origine di quefto luogo, come vien raccontata e creduta, a folo a contentamento di quelli che non avendo il Ghirardacci, faper voleffero, fe noi fiamo troppo rigidi nel cenfurare le opinioni altrui, ovvero ragionevolmente circofpetti per non credere, e non afficurare a’ Leggitori per vero ciò, che fembraci avere tutti i requifiti neceffari della favola, nella feguente nota traduciamo quanto feriffe fu quefto propofito il fuddetto Iftorico, e quanto prima e dopo di lui altri Storici addottarono, lafciando la libertà all’ avveduto critico di giudicare a ragione.
(Ghirardacci. Ift. par I. pag. 1 e 2)
Varie e diverfe fono ftate le opinioni degli antichi e moderni Scrittori circa l’origine della Città di Bologna, l’iftoria della quale ho propofto di frcivere; ma perchè di effa non fi puòaffignare fe non una fola origine, cercando io con ogni diligenza la vera, a una fieura mi fono accoflato, quale è, che fi legge in Manetone antichiffimo, che Tiberino valorofo Principe de’ Veij, e figliuolo di Capeto Re de’ Latini volendo paffare il fiume Albola, reftò dall’ acque impetuofe fommerfo; per la cui morte non più Albola il fiume ma Tebro chiamoffi.
Quefti generò di Manto Faticida OCNO BIANORO illuftre Re de’ Tofcani; il quale cominciò a regnare in Italia prima, che il vittoriofo Enea fuccedeffe nel Regno al Re Latino, il che fù (fecondo il computo di GIOVANNI Lucido diligentiffimo indagatore de’ tempi, da noi in quella Hiftoria feguitato) l’anno del mondo 2875 e avanti il Santiffimo parto di Maria Vergine anni 1176.
Vuole Virgilio principe de’ poeti, nel decimo dell’ Eneide, che OCNO BINORO foffe in aiuto di Enea contro Turno, e ch’ egli edificaffe Mantova, quando dice:
“Ille etiam patris agmen ciet Ocnus ab oris
Fatidicae Manthus, & Thufei filius amnis
Qui muros matrifque dedit tibi Mantus nomen,
Ipfa caput popolis, Thufco de fanguine vires.”Ocno fecondo Marco Catone, fù quello, che edificò Parma; gli altri che delle cofe di Bologna hanno fcritto, vogliano che di Bianoro, già piccola terra a piedi dell’ Appennino pofta, da lui parimenti fondata, e in effa foffe fepellito, della quale hoggidì alcuni veftigi fi veggono lontano da Bologna otto miglia, che con voce alterata PIANORO vien detta.
A OCNO nella Italia fucceffero Pipino, Nitio, Pifeo, Tofco il Giovine, e Amno, che cominciò a regnare l’ anno del mondo 3064, prima del nafcimento di Chrfto ottocento novantafette.
Morto Amno, hebbe il dominio della Tofcana FELSINO Re, fondatore della Regia Città di Bologna Madre degli Studii, et Nutrice delle Leggi, il quale dal nome fuo la nominò FELSINA come Catone, et Sempronio nella divifione d’ Italia; et non folamente chiamò Felfina la Città, ma la Regione anchora, che prima BIANORA dall’ invitiffimo Principe OCNO Bianoro comunemente era chiamata.La notizia più antica del Caftel di Pianòro che ci è riufcito di trovare non và più in là del 1056, ed allora chiamavafi Caftel Pietrofo, nome addattatiffimo alla qualità del Colle, in cui era l’ antico Pianòro, che di fopra abbiam già rilevata; dicevafi altresì Planoro:
( …abfolvo te Cleriza, filia Uberti de Caftro Petrofa quod vocatur Planoro. Murat. T. Med. Aev. Dif. XV col. 853) fin da quel tempo, e quefto nome convenivafi alla fua fituazione nel ripiano del colle, ful quale eftendevafi).
Sembraci perciò, che non meriti, diafi mente pel nome di quefto luogo alla ftoriella di Ocno Bianoro, cognome che da Secoli dopo fognaronfi gli Iftorici de’ tempi, ne’ quali era dominatrice l’arte d’ inventare cofe ftravaganti, per dar luftro ed antichità a’ luoghi, i quali, o molti Secoli dopo ebber principio di quello cercavafi fantafticamente di far apparire, o principiaron più Secoli prima di quello con curiofe favolette, o fatti male conneffi, cercoffi di far comparire.
Era in quella ctà già Caftello (Murat. Dif. LXVII Tomo V col 639. “Actum in Caftro Pianoro. anno 1062”), nè potea effer di più, ciacchè confiderando il fito dove era piantato, non poteafi eftendere per farlo una Città antichiffime attualmente efiftenti, o delle quali non veggonfi, che le fotterranee rovine, dà luogo a crederla fcelta per edificarvi una Città, o Luogo di rifpetto in que’ tempi, che fi vuole edificato foffe Pianòro, da un Re Tofcano, che con molta avvedutezza fituaron le da loro fondate Città e Luoghi, come con noi converrà chiunque ful luogo, viaggiando la Italia, nè abbia la fituazione, ed i contorni di efse confiderato.
In un iftrumento del 1090 riportato dal P. Petracchi (Della Bafilica di S. Stefano – pag 97) dicefi fempre “Planorio”, e non “Planoro”, e così pure chiamafi in un altro iftrumento di concordia fatto tra il Conte Raniero da Pànico, e l’Abate Raniero di S. Bartolomeo di Mufiliàno, parimenti riportato dal fuddetto Padre, e rogato dal notaro Raniero l’anno 1176 (ivi pag 99.), e viceverfa nell’ elenco nonantolano del 1366 fotto il plebanato del Pino, leggefi “Ecclefia S. Jubannis Batifte de Caftro Planarii”, ed il fuo Ofpedale, che efifteva nel fito della prefente Chiefa parrocchiale dicefi nello ftefso elenco “..hofpitale S. Jachobi de Planorio”; dicefi poi poche righe più fotto “Ecc. S. Chriftofori de Raftignano Curie Planoris, Ecc. Sancte Marie de Cafale Curie I lanorii, Ecc S. Laurentii de Auzano Curie Plenorii, Ecc. S. Benedicti de Planorio”, onde vedefi oftefo l’ ufo di chiamarlo Planoris più che in alta maniera, fenza bifogno che edificato lo avefse un Bianòro, come abbifognò, che lo ftefso edificato avefse l’ altro luogo nominato in una pergamena del 1097 (329), perchè ancor effo foffe nominato Planoro, il quale ficuramente afifteva non molto lontano dal Caftello di “Oliveto”, ed è lo fteffo, che in altra pergamena nonantoliana del 1115 nominò Notaro col nome di Planure (330).
(329): Ind. V. Kalen.
Junii D. Damianus Abbas dat in emphyi t. petie quinque terre iacentes in campo de oplo, in campo de urzale, IN PLANORO, & in monte polzolini &c. Actum in Caftro Nonant. Rog. Iohannes &c.
Avremmo potuto afferire che in quefto di Pianòro il Marchefe Bonifazio fece al Monftero de’ Monaci di S. Maria di Fiorenza la donazione riportata nel Bollario Caftienfe Tom.II conftit. LXXV. pag. 69. Ediz Calaffi Tuderti 1670, e feguita alli 12. di Agofto del 1009. Leggendofi in fine della fteffa:
“Actum in Loco Pianoro Territurio Motinenfe” e tanto più l’ avremmo detto quanto che ci è noto, che detto Marchfe poffedeva molto in quelle vicinanze; ma effendofi più internamente nel prefente territorio modenefe un “Planorfo” parrocchia e popolo, abbiamo dubitato poffa la carte effere flata colà rogata, ed in tale cafo farebbe quello uk terzo “Pianòro”, che avrebbe efiftito nt’ fecoli andati, fenza che “Ocno” fi foffe prefo l’ incomoda di edificarlo.
(330): In nomine Dom. Dei. Abbas Joannes &c. da a terza generazione a diverfi la metà del Caftello di Oliveto ed altri luoghi e terre tra le quali, “in morano”, “in planure”. An. 1115 Rog. Joannes Non.
Abbiamo di fopra detto che non abbiam di Pianòro notizia più indietro del 1056, non perciò abbiam voluto dire, ne che gl’ eruditi Leggitori intendano con ciò, che non prima poffa essere ftato edificato, che anzi abbiam luogo a fofpettare che già vi foffe nel principio del decimo Secolo, dagl’ iftrumenti citati alle note combinati con la carta della fondazione del Monaftero di S. Bartolomeo di Mufiano, e già fotto il fuo articolo accennata, e con la carta di concordia tra Bonifacio Padre della Conteffa Matilde, e Magefredo di Ubaldo fatta l’anno 1034, e riportata nella raccolta del celebre Muratori (Dif. Med. Aevi. I. dif. XI. col. 589), che la ebbe dall’ Archivio di Pifa.
Potremmo con una differtazione porre la cofa più in chiaro, mà e non è qui luogo di farla, e non abbiam voglia di trattenerci a lungo in una cofa, che (per ora almeno) non la crediamo di molta importanza.
Noi fofpettiamo altresì che Pianòro, o foffe un piccolo borghetto ne primi secoli della Chiefa foggetto all’antichiffimo “Brintum”, ora “Brento”, ovvero che aveffe la fua nafcita dalla diftruzione feguita di quel antichiffimo luogo, dal quale rimane poco lontano, ed è dall’altra parte del Fiume “Savena”:
(332) . Non potiamo afpettare all’ ultimo di correggere un errore di ftampa due volte corfo nell’ antecedente foglietto, cioè anna nota: “il Fiume Setta”, deve dire lungo il Fiume Savena, ed alla pagina 252. lin.16 al quale raggirafi la “Setta”, dir deve la “Savena”.
e perciò molti Secoli dopo il fognato Bianòro
Dopo di effere flato Pianòro in mano degl’ antenati della Conteffa Matilde, almeno per parte di proffimi parenti della prima molgie di fuo padre Bonifacio, degli Ubaldini, de’ Monaci di S. Bartolomeo, de’ Conti da Pànico, o de loro parenti da parte di donna pafsà in potere del Comune di Bologna nel 1221
(333: Alidofi vacchettino fegnato fuori dal num. I. al num. 31. alle pagg. 509. 517. 524. C. B. C.), e non è vero, perciò, che rimaneffe padrona di quefto Castello la famiglia “Loiani” dopo ancora il 1266 come afferice il “Dolfi” (334 “Cron. delle Fam. nob. bol.”), nella fua Cronologia delle famiglie bolognefi al fuddetto anno fotto il nome “Ubaldini d’ Ottocherio”).
Aveva come abbiam di fopra dimoftrato, quefto Caftello un eftefo territorio nel decimo quarto Secolo, e prima ancora, era perciò in allora uno de rifpettabili del contado bolognefe.
Sino dal 1303 è ftato ficuramente nella via reale che da Bologna conduce a Firenze, (335 “Lib. Prov. E. coperto d’ affe pag. 36. Arch. pub.”) mà quanto tempo prima foffe aperta quefta via non apparifce da documenti onde poterlo con franchezza afficurare.
Eranvi in quefti tempi varie famiglie molto facoltofe in quefto Castello, come abbiam moftrato effere altresì ftate in altri Luoghi del bolognefe in que’ Secoli, ne’ quali non sdegnavanfi i Signori di abitare nelle Campagne, per attendere a’ proprio beni, ed alla loro Agricoltura, e tra le ricche eranvi in Pianòro quelle de’Guifcardi, de’ Spinabelli, o Ramberti, e quei de Vado, o da Vado, le quali pofsedevano dalle milie e duecento, alle quattro mila lire di eftimo.
(336 – Fram. degl’ Eftimi degl’ anni 1305, 1309, 1329.Arch. pub.)
Soggiaque Pianòro nel 1360 a que’ mali, a quellifoggiacer fogliono i paefi dove acquartieranfi, o fi accampano truppe nemiche, giacchè fino ad esfo dal “Ponte S. Rafaelle”, or detto S. Rofillo, fempre lungo il Savena diftefe il fuo efercito in detto anno il Vifconte, ma ciò fù poco in paragone della totale fua rovina e diftruzione, alla quale foggiaquel nel 1377, per efferfi in effo rifugiati e fortificati con “Tadeo Azzoguidi” i confinanti della fazione Scacchefe, e tale fù il fuo eccidio, che per fegno della fua efiftenza non lafcironvi, que’ della contraria fazione detta de’ “Rafpanti”, cafa alcuna.
Dalla detta epoca principiò a forgere il prefente Pianòro nella fituazione in cui fi vede cofteggiata sal Fiume Savena da una fola parte, e non da tre, come nella primiera fituazione, in cui era chiamato, come moftrammo, “Caftel Pietrofo”.
Si era aumentato a tale fegno verfo la metà del decimo quinto Secolo il novello Pianòro, che fu capace ad alloggiare la fera degli otto Maggio del 1460 PIO II, il quale quivi creò Cavaliere “Rinaldo Formaglini” uno degli Anziani.
(339 – Il primo alloggio nol dice la Cronaca mifcella, mà lo riporta il “Ghirardacci” nella fua parte terza; il fecondo lo afferifce ancora la fuddetta Cronaca Reg. Ital. Scrip. tem. XVIII, an. 1460).
Più volte in feguito fù oggetto a danni e pericoli, che feco portan le truppe aftere ne’ loro paraggi, e fe non era la prudenza ed il credito dell’immortale Arcivefcovo “Lambertini”, poi BENEDETTO XIV di gloriofiffima memoria, che fedaffe con un obbligante e fenfatiffima Lettera il generale Spagnolo che per Pianòro paffava nel 1735 con la truppa del fuo Re, che andava in Tofcana, era ftato condannato quefto Castello al Sacco ed al Fuoco, e ad effere da fondamenti fpianato, per una imprudente bravura del fuo popolo, che diede campana all’arme al comparire della vanguardia.
Meritava il grande Lambertini un pubblico monumento che dimoftraffe la gratitudine dei quefto popolo ad effo dovuta per tanto beneficio; ma fi è contentato di fupplire a fuoi doveri di gratitudine coll’ ordinare nel 1755 un ifcrizione che rammenti il fatto, che ferba foltanto fcritta in un pezzo di carta la famiglia “Landi” e nulla più, ne da effa ifcrizione, chenon è mai diftefa, altro andrebbe tolto, fe non quanto appartiene alla favolofa origine di Pianòro.
La fconofcenza ufata ad un tanto beneficio non fà elogio a quefta popolazione.