Presentazione storica
di Chiesa Parrocchiale di San Giacomo Maggiore di Pianoro Vecchio desunta dall’opera storica
LE CHIESE PARROCCHIALI DELLA DIOCESI DI BOLOGNA (Edita dal Corty).
Riporto fedelmente il testo dal volume III° dell’opera che tratta questa Parrocchia.
Auspicando che sia ben accetta l’intenzione, auguro buona lettura al visitatore.
Se intera fede prestar si dovesse a quanto si narra da alcuni ancora gravi Storici, ma che vorrebbero pure rinvenire in tutte cose il meraviglioso, circa l’ origine del nome Pianoro, e da chi fosse questo fondato, poche sarebbero le Città antichiessime d ‘ Italia che vantar potessero più lontana origine di questo luogo.
Imperocchè vogliasi da essi, che Ocno Bianoro illustre Re de’ Toscani ne fosse il Fondatore; che ivi avesse sua Reggia ed estinto la Tomba.
Che desse il nome Bianoro alla Città qui fondata, nome che, per essi, corrotto in seguito, si volgesse in quello di Pianoro, e stesse già questa Capitale 1176 anni prima dell’ Era volgare.
Il che quanto sia sana critica lontano dal vero, senza quello che su questo argomento andrà a narrarsi, lo dedurremo da sole due circostanze, la prima delle quali si è l’ esser Pianoro situato in luogo ben mal adatto a fondarvi grandi Città; conciossiachè nol comportasse la estensione del luogo, nè l’ addattatezza del medesimo, alla radice di un monte che bruscamente s’ innalza alle di lui spalle verso l’ Alto Appennino; errore nel quale li Etruschi giammai occorsero nel fondare Città.
La seconda poi dal non essersi mai in detto luogo a memoria d’ uomo rinvenuta una sola pietra di edifizio di architettura Ciclopica, quali si rinvengono in alotre vetustissime Etrusche Città, come sarebbero Volterra, Fiesole, ecc.
Al che se vuolsi aggiungere che ancroa prima del mille non si fadi tale origine menzione alcuna, e che gl’ Istorici che immaginaronla non vissero che dopo il mille sognando una antica tradizione, crediamo che dovrà concludersi, doversi questa origine riporsi fra tante altre pienamente favolose.
La più antica notizia che si abbia del Castello, si rinviene nell’ anno 1056 e chiamavasi Castel petroso, e Pianoro, nomi entrambi che ben s’ attagliavano al luogo; imperrochè e pietro era il luogo sovra di cui poggiava, ed estendevasi sovra il ripiano di un colle.
E la suindicata notizia raccogliesi dall’ epoca della manumissione dalla schiavitù fatta dalla Contessa Villa della sua Serva “Clariza” appunto nel 1056; intorno alla quale tenemmo parola nella illustrazione della Chiesa del Pino e di Musiano; conciossiachè in tale manumissione, fra le altre parole di quello strano Rituale si riscontri questa “formola”:
” …absolvo te Cleriza filia Uberti de Castro Petrosa quod Vocatur Pianoro.. “
Sotto ugual nome di ” Pianorio “ rinviensi questo luogo del 1090 in un ” Istrumento “ di concordia fra il Conte Raniero da Panico, e l’ Abate Raniero di S. Bartolomeo di Musiliano , rogato dal Notaro Raniero l’ anno 1176.
E nell’ Elenco dell’ Abbazia di Nonantola del 1366 leggesi sottoposta al Plebanato del Pino :
” Ecclesia S. Johannis Batiste de Castro Planarii “.
E, l’ Ospitale che esisteva nel sito istesso ove sorge la Chiesa Parrocchiale in oggi, dicesi nello stesso Elenco:
” Hospitale Sancti Jachobi de Planorio….(e poco più al disotto)
Ecclesia Sancti Christofori de Rastignano Curie Planorii, Ecclesia Sancte Maria de Casale Curie Planorii, Ecclesia Sancti Laurentii de Anzano Curie Planorii ecc ecc “.
Da’ quali documenti ne sembra a noi di dovere dedurre che questo luogo da lungo tempo prima del mille esisteva, e che era col solo nome di Pianoro costantemente riconosciuto, nè con altro, se da quell’ epoca più vicina certamente a sua fondazione fu col tale nome appellato; e finalmente che il nome di Bianoro presunto derivatogli da Ocno Bianoro non esiste che nella immaginazione di qualche Storico dopo 1300.
E sembra che Pianoro non fosse ne’ primi tempi della Chiesa che un poccol Borgo soggetto all’ antichissimo Brintium or Brento , e che sorgesse di questo dal quale rimane poco lontano sino dal momento in cui venne dai barbari che invasero l’ Italia distrutto.
Dopo di essere stato Pianoro posseduto dagli Antenati della Contessa Matilda del proprio Padre Bonifazio che era degli Ubaldini, de’ Monaci di S. Bartolomeo, de’ Conti di Panico, o di loro Parenti per parte di donna , passo nel 1221 a Dominio del Comune di Bologna.
E non è altrimenti vero che rimanesse questo Castello a potere della famiglia Lojani dopo ancora il 1266, come asserisce lo Storico Dolfi nella “sua cronologia delle Famiglie Bolognesi” al suddetto anno sotto il nome di Ubaldino di Otticherio.
Era addivenuto questo Castello prima del Secolo XV luogo di somma importanza e per sua giacitura, e per estensione di Territorio; e se altro argomenti non si avesse di questo, basterebbe pure il vedere in esso stanziate le potenti e ricche famiglie de’ Guiscardi de’ Spinatelli o Ramberti, e quel del Vado o da Vado, le quali possedevano dalle mille e duecento alle quattro mille “Lire” di estimo.
Ma da questi stessi vantaggi furongli cagione di gravissimi danni, poichè l’ esser posto su di una Via che apriva l’ adito alla montagna del Bolognese, ed alla finitima Toscana, in luogo non indifeso, fece sì che le nemiche armate o cercassero di occuparlo, od in sua prossimità si metttessero a campo con danno immenso del circostante territorio sempre meno a rubba dal soldato.
In fatti nel 1360 accampovisi il Visconte stendendo li suoi alloggiamenti di qui sono al Ponte San Raffaele ora detto “San Roffillo”, e nel 1377 cacciata da Bologna la fazione Scacchese, essendosi in esso rifugiato e fortificato colli suoi fazionarii Taddeo Azzo Guidi venne assalito dall’ aversa detta de’ Raspanti, e cacciatone con strage, fu dalla medesima il Castello distrutto.
Data da quest’ Epoca la fondazione dell’ attuale Pianoro, il quale sorge in ben diversa situazione da quello in cui era posto il Castello, il quale sorgeva nel luogo ove poggia al presente l’ Oratorio detto l’ Abbadia di S. Giovanni di Castello , sopra un Colle formato da un masso di scoglio cretaceo, per ogni lato dal fiume Savena circondato, ed a qualche distanza dall’ attuale Pianoro sulla destra della Strada di Toscana.
Dalla posizione del quale antico Castello ne derivò a Pianoro, come si disse, il nome di Castel Petroso.
E poichè il più potente motivo ad incremento della popolazione e di abitato si è appunto la posizione del luogo, non è da meravigliarsi se nel mezzo Secolo XV si fosse Pianoro di tanto esteso, che potesse alloggiare li 8 Maggio del 1460 con di lui seguito PIO II il quale creò Cavaliere in tale occasione “Rinaldo Formaglini” uno degli Anziani ; favore ed onore che non come a’ nostri tempi, ben di rado era compartito da Principi.
La di lui posizione però se gli fu talvolta di utile, le tante altre da questa gliene venne danno nel passaggio per essa di soldatesche straniere.
E ben grave pericolo corse nel 1735;
poichè volendo un esercito Spagnuolo diretto sulla Toscana, come volevalo necessità, passarvi per entro, al comparire della Vanguardia diedesi con temerario e pazzo divisamento da’ Terrazzani Campana a stormo per impedirne a mano armata il passaggio.
Dal che, montato in ira grandissima il Condottiero Spagnuolo, aveva dannato il Paese alla distruzione, che avrebbe avuto luogo certamente, se il sommo Prospero Lambertini in allora Cardinale Arcivescovo di Bologna con affettuosa scusatissima lettera non ne ammansava lo sdegno.
Come si disse questa in oggi terra, o più presto Borgata, comechè non cinta di mura, è posta sulla strada che conduce da Bologna in Toscana, e passa per mezzo dell’ abitato con tortuoso giro sempre ascendente.
Discende però questa prima di giungervi fin quasi al letto di Savena, talchè la parte più bassa del caseggiato che si estende su non difficile declivo, facilmente col limitrofo terreno potrebbe essere inondato dal fiume, se provvidamente non fossero stae innalzate obbliquamente all’ una e l’ altra sponda del fume due muraglie, che servono d’ ale ad un bel ponte con sei pile di cotto fornite di sue relative Taglia costruite solidamente e che sostengono il ponte stesso formato di robusta quercia che congiunge l’ una e l’altra ripa di Savena.
Percorso il Caseggiato bruscamente addiviene la Strada assai ripida.
Il caseggiato poi di Pianoro nulla ti offre di attraente anzi vi vedi un misto, tranne di case, di lurido, e di semibarbarico antico, e quest’ ultimo dimostra che il luogo abbia esistito assai prima del mille.
Questo paese però veduto da un colle che gli sovrasta alla sinistra di Savena, sopra del quale s’ innalza grandiosa villereccia abitazione della Famiglia dall’ Olio, ti presenta un aspetto assai pittoresco, poichè vedi il caseggiato estendersi sul fianco del Colle nella sua ima parte, e ti si presenta il superiore, sul quale corre la strada postale, e gli alti Appennini, ed il corso di Savena.
Talchè ti sembri il Paese assai più vasto e meno disaggiato.
Speravamo di poter raccogliere alcuna istruzione dall’ Archivio della Chiesa intorno alla Storia sì civile che ecclesiastica di questa terra, ma fummo totalmente delusi in nostra speranza, poichè il M.R. suo Arciprete Don Giacomo benni ne avvertì essere stato abbruciato l’ Archivio, e di tal modo si sottrasse ad ogni interpellazione.
Notizie però di monumento rinvenuti ci giunsero per parte di persona che per lungo tempo nel Comune di Pianoro ebbe stanza, e dopodichè si era già compilata la presente Storia, per cui non ci fu dato di poter occuparci di tali indagini.
Chi sa quanti oggetti antichi sono stati distrutti !.
A buon conto rinvenutosi il coperchio di un antico monumento di marmo, serve oggi di abbeveratojo di Bestie in una Casa colonica di quei Contorni.
Con una nota relativa alla presente illustrazione daremo opera, che non vada dispersa la memoria di tale oggetti.
Intanto però poi pel sopraindicato motivo ci è forza il procedere in mezzo alla incertezza di tutto che riguarda questa Chiesa.
Dalla ispezione del Campione di questo Reverenda Mensa Arcivescovile del 1378 trovasi descritte nel Comune di Pianoro e sotto il Plebanato della Chiesa di Pieve del Pino le chiese seguenti:
Chiesa di S. Gio. Battista del Castello di Pianoro
Chiesa di S. Andrea e Cristoforo di Rastignano o Rastiano
Ospitale di S. Giacomo che divenne poi Chiesa Parrocchiale,
Chiesa di S. Maria de’ Casali,
Chiesa di S. Benedetto di Pianoro.
Ma nel 1600 li 12 Giugno Monsignor Alfonso Paleotti secondo Arcivescovo di Bologna, elevò la Chiesa di S. Giacomo di Pianoro al grado di Plebanale e Vicariato Foraneo, sottraendola dalla giusrisdizione antica suddetta insieme colle seguenti Chiese:
Ospitale di S. Antonio di Pianoro per l’ alloggio dei pellegrini (ridotto poi a semplice benefizio colla demolizione della relativa Chiesa,
Chiesa di S. Gio. Battista del Castello di Pianoro di giuspatronato de’ Lojani, e che fu anticamente Parrocchiale prima del 1460 ed in oggi è semplice Benefizio di giuspadronato della Famiglia Savini Lojani.
Chiesa di S. Maria del Gomito detta dello “Spedalino”, ora Benefizio semplice,
Chiesa Parrocchiale di S. Martino di Ancognano, che poi restituita all’ antico suo Plebanato di Pieve del Pino,
Chiesa Parrocchiale dell’ Abbazia di S. Bartolomeo di Musiano, colle Chiese unite di S. Stefano di Musiano, di S. Cristoforo di Rastiano, e di S. Maria di Casale,
Chiesa Parrocchiale di S. Maria di Riosto,
Chiesa di S. Maria d’ Otto Benefizio semplice,
Chiesa di S. Pietro di Verzuno,
Chiesa Parrocchiale di S. Lorenzo di Guzzano,
Chiesa di S. Giorgio di Vizzano, Parrocchia che poi tornò sotto il Plebanato del Pino,
Chiesa Parrocchiale di S. Ansano di Brento, ed un Oratorio.
In oggi però questa Pieve non estende la di Lei giurisdizione che sulle Parrocchie di brento, di San Lorenzo di Guzzano, di San Bartolomeo di Musiano, e di Riosto.
Il di Lei giuspatronato appartenne sempre alla Revernda Mensa Arcivescovile di Bologna, ed è ancora di sua libera “Collazione”.
Apparisce da quanto si è sopra enunciato che esistessero in Pianoro due “Ospitali”, e cioè quello di S. Giacomo che addivenne poi Chiesa Parrocchiale,
e quello di S. Antonio destinato all’ alloggio dei Pellegrini.
Dalle indagini praticate intorno a quest’ ultimo si è potuto raccogliere che la Chiesa non fu altrimenti demolita, ma che fu posta ed è ancora al presente a tutt’ altro uso, e che questa unitamente a tutto l’ abitato che costituiva l’ “Ospitale”, venduto, e ridotto a privata abitazione ha cangiato d’ aspetto, lasciando però alcun segno di sua antica destinazione.
Rispetto oiu all’ altro di S. Giacomo che divenne Parrocchia dopo il 1460 il solo visibile segno che ne indichi la di lui esistenza, è il piccolo Campanile che sorge in voggi al fianco della facciata dell’ attual Chiesa Parrocchiale, la di cui forma indiva avere esistito nel Secolo XV certamente vicino al una “Chiesuola” dell’ Ospitale stesso, mentre la fabbrica dell’ attuale Chiesa appartiene al Secolo XVIII della quale ci accingiamo alla descrizione.
E’ posta questa Chiesa alla estremità della Terra dalla parte di Toscana.
Dal prospetto di essa non si potrebbe certamente dedurre nè la grandezza, nè la venustà dell’ Interno, ed il piccolo Campanile che gli sorge al fianco varrebbe molto meno a solleticare l’ immaginazione.
Ma entrati nel Tempio vi si presenta il Sacro Edifizio di bella ed elegante architettura d’ ordine toscano, con proporzionato volto, ancora al maggiore altare, e leggiero corrispondente catino sopra il presbitero.
Ha d’ essa cinque altari compreso il Maggiore, ed i laterali trovansi entro alle corrispondenti “Cappelle” di poco però internate, come ben conveniva a servare una tal quale sveltezza dell’ architettura.
Il maggiore Altare e Sacro al Titolare di questa Chiesa S. Giacomo Maggiore.
Vuolsi che il quadro che lo adorna sia opera del famoso dipintore Fiamingo Dionisio Calvari che aprì Scuola di Pittura in Bologna e che fu il primo “Maestro” dell’ Immortale Guido Reni, ma sembraci che alcuna mano profana abbia ardito toccarlo.
Il primo laterale dalla parte del “Vangelo” è dedicato alla B. V. del Rosario
Il secondo a San Giovanni Battista la di cui decolazione è il soggetto della Tavola di detta Cappella.
Il primo dalla parte dell’ “Epistola” è sacro al Taumaturgo S. Vincenzo Ferreri;
Il secondo al SS. Crocifisso.
Il Fonte Battesimale ritrovasi alla sinistra della maggiore porta della Chiesa, ma è internato nella parete medesima, e chiuso da imposte pari muro talchè non venga indicato da esterna inscrizione.
E’ corredata la medesima di buon organo adatto alla grandezza della Chiesa, con proporzionata Cantoria.
Vuolsi ancora ammirare in questa Chiesa la Via Crucis sparsa ordinatamente per essa, anche per sua novità.
Ha ciascuna stazione rappresentata in basso rilievo di piccola circolare dimensione, innestata in vaga cornice a forma di croce, il fondo della qual cornice che forma come un quadro, nel di cui mezzo sia praticato ove riporre la “rappresentanza della stazione, è posto a color celeste con elegantissimi sovrapposti rabeschi a rilievo di pasta a stucco, di colore bianco.
Questi armonizzanti colori limitati da dorature all’intorno, e de dorati emblemi superiormente danno una tale idea di elegante novità, che ti fanno passar sopra al disegno del contorno non troppo felice.
Esistono nel “Circondario” due Oratorii.
Il primo e più antico è quello dedicato alla Natività di S. Gio. Battista di ragione della Famiglia Lojani, ora Savini di Bologna , il quale, come si disse, era antica Parrocchiale prima del 1460.
L’ altro sacro alla B. Vergine detta del “Sasso” già di spettanza della pia ed illustre dama fu “Marchesa Elisabetta Magnani Paleotti Bentivoglio, che legò il di Lei pingue Patrimonio a “benefizio degli Spedali Azzolini, ed Abbandonati di Bologna; e che quindi passò nella proprietà delli Fratelli Ambrosi la di cui eredità raccolse la Famiglia dell’ Ingeniere Francesco Monti che oggi lo possiede.
Al presente è stato edificato altro Oratorio dedicato a S. Maria Maddalena penitente, dalla “Famiglia dall’ Olio” adiacente al loro ” Casino di Campagna “, che come si disse è posto sopra Colle alla sinistra del Savena.
E’ questo di elegante Architettura moderna, e sono serbate in esso le più desiderabili proporzioni, e sarà aperto al pubblico allorquando sarà l’ Interno ridotto a compimento.
Pianoro è Capo luogo della Comune di tal nome ed ha la di lui Magistratura.
E’ sottoposta al governo di Lojano.
La di cui popolazione ascende ad anime ottocento.
Dista da Bologna miglia otto.
Li confini di questa Parrocchia sono quelli di Guzzano, di Gorgognano, di Riosto, di Musiano, e di S. Ansano.