Presentazione storica di MUSIANO desunta dall’opera storica del S. Calindri.
Riporto fedelmente il testo del 1782 con le forme grammaticali di quel tempo, ove la lettera “s” attuale veniva scritta con la lettera “f”, questo per aiutare il lettore nella corretta forma di lettura.
Auspicando che sia ben accetta l’intenzione, auguro buona lettura al visitatore.

MUSIANO

(a) – Fuori di Porta S. Stefano circa fette miglia dalla Città alla finiftra della ftrada maesftra che conduce da Bologna a Firenze nel colmo di una falita per la quale afendefi prima di giungere ad effa
Comune, e Parrocchia foggetta agli eccelfi Senatori afsunti di Sgravamento, i quali, come fi dirà a fuo luogo, fono perpetui Enfit. dell’ Abbadia di S. Stefano, a cui và anneffa quefta parrocchia già Abbadia commendata, come farà più avanti rilevato.

Appartiene pertanto alla detta Afsunteria il diritto di collazione.
Anime 490 forman la popolazione di quefta parrocchia divifa in 96 famiglie, e confinata dalle popolazioni della Pieve di Pianòro, alla di cui Congregazione appartiene, di quella del Pino, e delle parrocchie di Sefto, di Monte Calvo, di Riofto, di Guzzano S. Lorenzo.
Il titolare di quefta Chiesa è S. Bartolomeo di Piano di Macina da un Borgo a poca diftanza fituato di detto nome, ed in fatti chiamafi impropriamente “Mufiano, ma così abbiam dovuto chiamarlo ancor noi, perchè da’ circonvicini in fuori, in tutti i libri pubblici, ne’ cataloghi delle Chiefe e delle Comunità dei Montieri e del Saffi, nel Diario bolognefe, e generalmente da tutti gli altri più lontani abitatori, fotto il fuddetto nome vien regiftrato, e riconofciuto,

L’ antico “Mufiano”, la di cui Chiefa avea il titolo di S. Stefano de Mufigliano rimanea col luogo, o borgo dello ftefso nome, come rimane tutt’ora, dalla oppofta parte della “Savena” in una pendice di monte a poca diftanza da quefto fiume, e ciò ha imbrogliato la tefta a tutti gli antichi e moderni ftorici patrii, i quali dal tavolino compofte le loro ftorie fi fono l’ un l’ altro criticati pel nome,e pel titolare di quefta Parrocchia, fenza efserfi potuto accorgere, che ora dicean bene, ora non coglievan nel fegno nel contraftarfi la cognizione di un luogo, di cui non ben conofcevano la antica, e la moderna fituazione..

Sono gli Oratori comprefi in quefta parrocchia:
S. Giuseppe di Zelvarè
S. Antonio di Frafcàro
B. Vergine di Casìgno
S. Stefano di Mufiano.

Prima di pafsare avanti avvertire dobbiamo, che la ftruttura dell’ antica Chiefa, di quefta parrocchia moftra un’ antichità prefso il 1200, o 1300 circa; mà prefentemente fi ftà con magnificenza rimodernando di ordine della nominata eccelfa “Affunteria”, ed afpefe del Eccelfo Senato; qui è da vederfi il quadro della “Depofizione” dalla Croce di ” Orazio Samacchini” , ed in una parete annicchiato fi moftra un vafo antichiffimo di bianco alabaftro, lavorato con là più fina maeftria della antica migliore architettura e fcultura greca, dentro al cui vuoto con fomma fede pongono il capo que’ ruftici, ficuri, dicon effi, di non patir mai dolore di tefta, credendo col buon Mafini
(164 – Bol. Perel. 2 pag.429)
, che effo vafo fia una delle “Idrie” delle nozze di “Cana di Galilea”, afficurandolo effo ftorico fenza efitanza alcuna; e volendo un altra delle fei fia l’ altro vafo confervato nella Chiefa de’ PP. Serviti di Strada Maggiore, che con uguale franchezza afficura effere tale quell’ imbroglione del “Ghirardacci”.
(165 – Par. 2. bift. Bol. pag. 160.)

L’aria di quefto territorio non è delle migliori della montagna Bolognefe, e il numero de’ morti adulti sorpaffa qualche poco l’ un per cento.
Sono i fuoi prodotti poca ma buona Uva, pochiffime Frutta, pochi Bofchi a Legna, molta Ghianda, e molta Seta, non poco pafcolo da molte terre a fodo, fufficiente quantità di Fieno, pochiffime Canape, tre in quattro mifure dal Gran, e circa tre dai Marzatelli che vi fi seminano.

Un Fabbro, un Calzolaio, un Sarto, un Molinajo, un Fornaio fono gli efercitanti le rifpettive arti a beneficio del rimanente popolo.

Saffi fluviatili, ghiaia, arena, e creta compongono il terreno dalla parte così detta “Valle di Savena”; arena e creta,o l’ una e l’ altra qualità di terre quafi fenza altra mefcolanza, quantità di faffi calcarei, diverfi ftrati di tufo attraverfanti la parte arenofa, quantità di gufci di Telline, e di Petriniti quà e là fparfi a mucchio, o incaffati nelli fuddetti ftrati di tufo è quello, che abbiamo offervato rapporto al terreno di quefta Parrocchia, ed a ciò che appartiene alla ftoria naturale.

Due fono i borghi di quefto Comune cioè:
Casino, già Prà Cafigno con Oratorio di Famiglie 8
Piano di Macina di Famiglie 17.

“Mufignàano, Munfignàano, Monfignàano” chiamaron Leandro Alberti, Ghirardacci, Mafini il Borgo, dal quale prefe il nome la Parrocchia, che defcriviamo, già Abbadia, che rimaneva, e rimane nel territorio di quefto Comune, e che è ftato fempre ed è attualmente piantato nella parte oppofta alla fituazione della Chiefa defcritta.

Chiamoffi però sempre negli antichi tempi “Muffigliàno”, come può vederfi e ne’ documenti del 981, 1061, 1192, che andremo citando, e nell’ elenco delle Chiefe del Bolognefe del 1366.

Che fia ftato Mufigliàno, ora Mufiàno, Caftello o Luogo popolato non può, per quello che riguarda i Secoli più remoti, fofpettarfi, che anzi fembra dal tenore de’ documenti che citeremo, non foffe in allora che un femplice fondo; viceverfa nel tredicefimo e quattordicefimo Secolo eravi una famiglia di Nobili e Magnati, la quale era altresì ricca, come rilevafi da frammenti d’ Eftimi nel pubblico Archivio confervati del 1282 e del 1305, e fe quefto luogo debba intenderfi parlare un iftromento di donazione fatta dallo Scifmatico Vefcovo di Bologna Gerardo in data 8 Novembre 1089, all’ Abate del Monaftero di S. Giorgio maggiore di Venezia, una di cui copia fi conferva in quefto Inftituto, debba dirfi, che in quel Secolo avea una Torre per fua difefa Mufigliàno, o dicafi Mufiàno

Fù nel territorio adunque di quefto Comune fondata l’ Abbadia di Monaci, che s’ intitolò de’ SS. Bartolomeo e Savino.
No deve però effa riconofcere il fuo principio dalla gran Coteffa Matilde nel 1104, come Leandro Alberti, Ghirardacci, Mafini, ne del 1114 come il P. D. Celeftino Petracchi afficurano.
(166 – Par. I. pag 58)
(167 – Bol. perl. par. I pag. 419)
(168 – Della Bafilica di S. Stefano pag.91).

Nel 981 circa fecero una donazione di varj predj pofti ne fondi Mufilìàno, Venti, Cignaulo, Prà Cafigno, Lovolito, o Lupoleto, Linàaro, ora forfe Zanarè, a quefta Abbadia un Conte Alberto e Bertilla fua conforte di legge ripuaria.
(169 – Mur. Dif. med.Aev. Tom.II, Dif.XXII col. 257)
Nel 1056 mandò alla fua Chiefa una fua fchiava“Cleriza” la conteffa Willa, o Guilla, vedova del Duca e Marchefe Ugo, o Ugone, per manometterla, o farla libera;
(170 – ivi Tom. I Dif. XV. col 853)
Altra donazione fù fatta alla fteffa Abbadia da figli di un tale Bonando nel 1061.
(171 – Ivi Dif. LXVII. col. 639)

Vendette alla fteffa tutti i fuoi beni, che aveva in Monte Calvo, la conteffa Beatrice, figlia del Conte Ugo nel 1099 come da pubblico Iftromento da Giovanni Tabellione rogato, in Pianòro apparifce, ed è riportato dal fuddetto P. Petracchi, che non s’ avvide dell’ abbaglio, che quefto moftrava ad effo di aver prefo, in quello avea afferito della fondazione della fteffa Abbadia fei fole pagini prima.
(172 – Bafilica di S. Stefano pag.97)

Acquiftò altri beni dal Conte Traverfario nel 1176,
(173 – Ivi. pag. 99)
pe’ quali venne l’ Abate di quel tempo ad una certa tranfazione col Conte Raniero da Panico, e andò fempre più crefcendo, fino a che un’ Abate Bonifacio quafi intieramente non rovinolla nel principio del quartodecimo Secolo, come può vederfi dagl’ atti di Uberto Vefcovo di Bologna contro il detto Abate fatti, e confervati trà moltiffimi manofcritti del non mai abbaftanza lodato Inftituto.
(174 – Lib. X. E. I. an. 1305)

Fù da Benedettini Monaci poffeduta, e fi governò col fuo proprio Abbate fino al 1307, come cofta da documento autentico confervato trà quelli ultimamente fcoperti dell’ Archivio Nonantolano;
Fù in detto anno unita all’ Abbadia di S. Stefano di Bologna, la quale in allora era poffeduta da Monaci dello fteffo rifpettabiliffimo ordine de’ Benedettini, a diftinzione degl’ altri, i Benedettini neri.

Caufa fù di quefto degradamento l’ Abbate Bonifacio che ad onta di aver diffipato i beni di quefta Abbadia cozzò tanto col Vefcovo Uberto di Bologna, che lo riduffe in neceffità di fcommunicarlo, e di ricorrere la braccio fecolare per riufcire in abbaffarne l’ orgoglio.
(175 – vedanfi gl’ Atti del Vefcovo Uberto ne’ manofcritti dell’ Inftituto X. E. I.)

Non operò per altro il fuddetto efpediente prefo con quella efficacia, che defiderato avea il zelo del Vefcovo Uberto, poichè accrefciute, forfe di fovverchio le ricchezze, ed i commodi di que’ buoni Monaci per quefta unione, produffero in effi ciò, che foglion quafi fempre produrre le fovverchie ricchezze nell’ Uomo;
Cioè il difpregio del proffimo, l’ allontanamento da fentimenti virtuofi, un proccedere orgogliofo, una tiepidezza fenfibile nel far del bene, un fovverchio amore in accarezzare il proprio corpo, coficchè fù deputato dal Pontefice nel 1336 il vefcovo di Cefena per riformare, per togliere, per correggere gl’abbufi di quefti due uniti Monafteri;
(176 – Vedafi nel Codice Diplomatico del fuddetto Infituto Cod. num. 89. num. XXXII, Docum. XLIV)

Ed egli fuddetto in fua vece D. Bartolino Arciprete della Samoggia, il quale eleffe nel fettembre dello fteffo anno per fuo Notaro un tal Niccolò ‘quondam Milanicti’ di Bologna a fcrivere la vifita, la correzione, la perquifizione de’ delitti, degl’ ecceffi, de’ ecceffi, de’ difetti &c. tanto dell’ Abate, che deì fuoi Monaci.

Se foffe quefta mortificazione più efficace del primo rimedio, onde rientraffe in que’ Monaci il primiero efemplare tenore di vita o nò, non fi deduce dalla ftoria, ne noi abbiam voglia girfene ad interrogare quelli, che furon teftimoni di vifta, onde non potiamo appagare la curiofità di chiunque defideraffe di faperlo.

Ma fe operò in quegl’ individui, non difgiunte da altri il defiderio, di godervi le loro ricchezze: guerra implacabile che fempre il maggior numero degl’ Uomini ha fatta, o tacita, o fcoperta, contro i poffeffori di rilevanti ricchezze, difdegnando, che a meriti, talora affai difpari, debba poffedere un piccol numero quel molto, che più ripartitamente diftribuito, fembra, farebbe il Mondo, ed i viventi in effo.

Comunque fiafi, chi fù quegli a cui riufcì di ottenere il poffeffo di quefte due Abbadie nel 1447, può vederfi nel libro della Bafilica di S. Stefano del P. D. Ceftino Petracchi pag. 109 num. II.

Toccò in quell’ anno a que’ Monaci andar cercando e ricovero e foftentamento, ripartendofi negli altri Monafteri dell’ Ordine, e cedere il luogo a chi riufcì di far ridurre in Commenda quefte due unite Abbadie, per una o più di quelle caufe, accidenti, e rivoluzioni, le quali non tocca a noi di findacare.

Cofa dopo quefta epoca accadeffe a fondi delle fteffe Abbadie fin dopo il 1738, lafcerem, che lo penfi, e lo dica chi, girando il Mondo, acquifta pratica nel come vanno i fondi e le terre commendate.

Nel 1493 ad iftanza di Monfignor Giuliano Vefcovo d’ Oftia furono introdotti in S. Stefano i Celeftini,
(177 – Cofta da una Bolla di ALESSANDRO VI, Tata Roma “apud S. Petrum” an, Incar. Dom MCDXCIII. Vi Kalende Sept. Pont. an.2)
i quali convien credere, che o fubito, o dopo qualche tempo, introdotti foffero ancora in Mufiàno, o dicafi in S. Bartolomeo di Mufigliano, giacchè trovanfi nel finodo dell’ Arcivefcovo Boncompagni regiftrati i Celeftini di S. Bartolomeo di Mufiàno trà i foppreffi piccoli Monafteri, Conventi, e Grancìe del Bolognefe, in fequèla della Bolla di foppreffione emanata da INNOCENZO X nel 1652.

Paffate le due Abbadie in enfiteufi perpetua per Bolla di CLEMENTE XII nel Senato Bolognefe, tornarono i loro bene ad aumentare, ed ora, mercè l’ attenzione della Affunteria di fgravamento, alla quale il provido Eccelfo Senato cede la cura d’ invigilare alla cuftodia ed al riftabilimento de’ fondi delle fteffe Abbadie, fiorifcon le terre ed i predj che gl’ appartengono in una maniera, che merita di effere da altri imitata.
(178 – Data “Apud S. Mariam Maiorem an. MDCCCXXXVIII. VII Idi Januar. Pont. anno IX)

E qui con le notizie che ci è riufcito di trovare appartenenti a quefta Abbadia, Commenda, Comune, e Parrocchia, termina la noftra defcrizione di quefti luoghi.