Presentazione storica del luogo limitrofo al Comune di Pianoro, denominato Monterenzio desunta dall’opera storica del S. Calindri.
Riporto fedelmente il testo del 1782 con le forme grammaticali di quel tempo, ove la lettera “s” attuale veniva scritta con la lettera “f”, questo per aiutare il lettore nella corretta forma di lettura.
Auspicando che sia ben accetta l’intenzione, auguro buona lettura al visitatore.

 MONTE RENZIO (a)  
Comune e parrocchia di 300 anime divife in quarantanove famiglie in un Monte, che inalzafi tra il Sillaro, o Sellaro, e l’Idice.
L’ Arcipretura di Zena alla cui Congregazione è foggetta, e le Parrocchie di Cassàno, Villa di Saffo nero, Rignàno, Saffuno, e Pizzaàno la chiudono d’ogn’intorno.
La cui Chiefa il di cui titolare è S. Stefano appartiene in quanto alla nomina a Parrocchiani, e per non effer da meno degl’altri fi vuole rimodernare con buona architettura ed in volta dal gentile vivente Parroco D. Patrizio Frontini, ammaffandone già a tale effetto i materiali.
S. Andrea di Scaruglio, S. Antonio del Molinetto, S. Michele della Rocca di malapafcua unito alla Chiefa di Pizzàno, fono gl’Oratori che comprendofi nel diftretto di quefto Comune. L’aria è comune all’altra buona montana del territorio.

Sufficiente quantità di Uva, molte Frutta, e tra quefte Cerafe e Marroni di rara qualità, molti Caftagneti, moltiffimi Bofchi a Legna, poca Seta, poca Canape, molto Carbone, fufficiente quantità di Fieno per Beftiami, molto a buon pafcolo da non poche terre a fodo, circa quattro mifure dal Grano, e tre di Marzatelli fono i raccolti, che dar poffon l’idea dell’agricoltura di quefto territorio; nel quale un fol Fabbro e tre Sarti fono gl’Artifti che vi abitano.

Creta e Sabbia, o Arena giallastra in parte indurita a confiftenza di tufo, banchi di faffi fluviatili, che queft’ultima qualità in qualche parte attraverfano, fono i componenti del terreno di quefta Parrocchia, dal quale fcaturifce un acqua leggeriffima dalla forgente detta di “Scaruglio”.
Quantità di Marcaffita nel Rio o Foffo particolarmente detto Zel, e nel Rio detto dell’Offa, Olio di Saffo nel Rio detto dall’Olio, che quefta divide dalla Parrocchia di Pizzàno, quantità di criftalli calcarei in fcogli fpumofi traverfati da lunghi ftrati e groffi di Quarzo, i quali tagliano attraverfo ftrati di verde argilla indurita a confiftenza di fcoglio, vari frantumi geffofi di geffo detto Speculum Afini, o dell’altra qualità detta “Scagliòla”, o groffe Gariofilliti di foftanza fibrofa, quantità di nuclei di Telline, quantità di gufci della fetffa qualità di Teftacei, qualche gufcio d’ Oftrica, gufci di Dentàli, di Terebratule, e qualche Buccinite, ftrati di Tufo ripieni de’ fuddetti gufci, vari Operculiti giallicci, e qualche Tronco incarbonito, o dicafi, di Carbon Foffile, fono le rarità naturali che trovanfi in quefto territorio, nel quale altro borghetto non v’è che quello di Scaruglio, già antica Parrocchia, ed ora femplice oratorio, come fi diffe, dedicato a S. Andrea, nono molto diftante dalla parrocchiale prefente, ed abitato come fiegue, cioè: Scaruglio con Oratorio di Famiglie – 5.

L’ antico Monte Renzio, detto ne’ Secoli al quinto decimo anteriori “Monte di Renzolo”, (MONS RENZULI), non era fituato, per quanto abbiam potuto fopra luogo efaminare, nel fito fteffo dove è la prefente fua Parrocchiale Chiefa, mà bensì nel luogo ora detto “Torre de’ Pagani” dove rimangon tuttavia le reliquie di una antichiffima Torre di circa 20 piedi bolognefi in quadrato con un’ampio Caffaro, il tutto ridotto in oggi ad ufo di abitazione colonica.
Se però noi non c’inganniamo, rimanea l’antico “Monte Renzio”, o di “Renzolo”, un mezzo miglio diftante dalla Chiesa Parrocchiale prefente in una vetta di Colle, che s’ innalza alla deftra riva del Fiume Idice, per chi alla fua origine volta le fpalle, alla diftanza di circa un mezzo quarto di miglio dallo fteffo.

Chi hà documenti autentici da poterlo afficurare, potrà dire di quefto Caftello la prima fua origine, e le antiche fue avventure, poichè a noi non è riufcito di trovarle dal mille indietro, e folo abbiamo potuto rincontrare in un documento confervato bell’ Archivio Eftenfe, che in un placito tenuto da “Olderico” uno de’ Giudici di “OTTONE III” nel 998 vi fù tra gl’affeffori “Teucio detto da Monte Renzoli”, dal che non rilevarfi, le foffe per anco caftello con quella chiarezza che noi vorremmo, per poterne afficurare i Leggitori, come potiamo accertarli, fulla fcorta dell’accennato documento, che foffe effo “Teucio” un uomo di buona opinione e lodevole fama, e può quafi dirfi Signore di Monte Renzio, almeno cofì fembra, efaminando lo feteffo accennato documento, che poteffe effere.

Sembraci però, che non poffa dubitarfi apertamente, che Caftello foffe Monte Renzio nel tempo fopra accennato, giacchè tale era in fatti nel principio dell’Undecimo Secolo, e chiamavafi il “Caftello di Renzolo”, e lo poffedeva un tale “Magifredo o Mangifredo”, che fecondo noi fu un antenato de’ famofi conti conofciuti ne’ Secoli pofteriori col nome di “Conti di Loiàno”, lo che meglio dilucideremo nella promeffa neceffaria appendice, o nell’Indice generale.

Fù quefto Caftello dal fuo Signore obbligato per un contratto al famofo Marchefe Bonifacio, in allora marito di “Richilda” germana dello fteffo “Mangifredo”, e poi marito in feconde nozze di Beatrice madre della celebre Conteffa Matilde (nota 10)
Per oltre due Secoli e mezzo ci han lafciato allo fcuro le Storie ed i documenti degli Archivi di quefto Caftello, coficchè altro dir non potiamo di effo, fe non che nel 1297 (nota 11) fù uno de’ Caftelli munito di guardie e di ogni altra cofa neceffaria da’ Bolognefi, onde convien fupporre, che o con la forza o col denaro paffato foffe da quello de’ fuoi primi Signori nel dominio di effi, mà quando, mà in quale occafione, chi lo fà lo dica per noi, che ne fiamo affatto allo fcuro.

Fu nel 1298 faccheggiato il fuo territorio da quelli di “Fiagnàno” e di “Piancaldoli”, e ficcome fù tra le Caftella che moltiffimo patirono nelle guerre, che col Marchefe d’ Efte ebbero i Bolognefi, fù dal Configlio fovvenuto del bifognevole nel 1299, ed i fuoi abitanti furon gravati dal pefo delle pubbliche impofizioni (nota 12).
L’autore della “Cronaca Mifcella” dice, che con gl’altri congiurati fù “Guglielmo” (nota 13), lo ftorico Ghirardacci dice, che fù “Ugolino da Monte Renzio” quello, che nel 1321 prefe la “Pieve di Barbarolo” a Loiani, che dovè poi lafciare con gl’altri fuoi compagni in quefto fatto fuo malgrado, e con pentimento di avervla prefa, pe’ danni che le ne avvennero (nota 14).

Dovette concorrere con altri Comuni quefto di cui trattiamo nel 1326 alla fortificazione di “Bisàno” (nota 15).
Vicende ora profpere ora avverfe provò negli anni 1390, 1398, 1399 “Giovanni di Lodovico” da Monte Renzio (nota 16), che nel 1403 terminò poi in efilio (nota 17).
Molto più ricoperto di bofcaglie di quello fia al prefente effer dovea il territorio di quefto Comune, fè così debba penfarfi, per le rifleffioni da noi fatte in altri Articoli, pel regalo che lo fteffo Comune fece nel 1454 a “Sante Bentivogli” nelle fue nozze, confiftente in otto capretti (nota 18), qualità di regalo che vedefi fatto da tutti que’ montani territori, i quali luogo v’è, o v’è memoria onde credere, che nella loro maggiore eftenfione eran coperti da’ Bofchi.
A lire 3.500 afcendeva l’eftimo de’ Fumanti in quefto territorio però nel 1451, fegno che o che ne’ Bofchi v’era gran quantità di beftiame, e perciò al alto prezzo valutavanfi, o che la parte coltivata rendea in allora affai di più ci quello renda, abbenchè più eftefa, al prefente.
Noi vediam la ragione, e nell’articolo Agricoltura diremo quanto ci farà fu tale propofito permeffo di poter pubblicare (nota 19).

a – fuori di porta Maggiore, miglia tredici lontano da Bologna.
9 – Riporta il celebre Muratori quefto Placito. Dif. med. AEv. Tom.I.col.493. Dif. X., mà in effo è ftampato ‘Teucio qui vocatur de Monte Ruffi’. – Che peccato, che quel grand’Uomo, o per cagione della farragine immenfa delle opere che volle ftampare, che non fempre ad effo, permife il comodo di efaminare le cofe con paufa, o per colpa de’ copifti, fia ftato in più di una carta, ed in più di una delle Cronache da effo publicate inefatto, particolarmente ne’ nomi propri, come prima di noi, altri ancora lo avvertirono, trà quali il celebre Zaccaria Bibliot. Piftor. Tom. II. Non cofì riufcirà la fotria di Nonantola corredata di eftratti, o delle carte intere ritorvate nell’fuo archivio nuovamente fcoperto, che pubblicherà l’eruditiffimo Cav. Girolamo Tirabofchi, poichè con l’ultima efatezza e diligenza fono ftate e le pergamente, ed i protocolli fcoperti, efattiffimamente copiate, e poi collazionate dal fuddetto foggetto, e potiamo, come cofa veduta da noi co’ proprio occhi, accertare di quefta efattezza il Pubblico, che con noi ne converrà all’apparire alla luce la ftoria della fopranominata Terra, che riufcirà intereffantiffima a non piccol tratto della noftra Italia.
10 – Dif. med. AEv. Tom. I. Dif. XI. col. 589. Ivi Tom. II. Dif. XX. col.127.
11 – Ghir. par. I. pag.351.
12 – Ghir. par. I. pag.378.
13 – Rer. Ital. ferip.Tom. XVIII. col. 334.
14 – Vedafi l’articolo Barbarolo par. I. Diz.Corogr. pag.212.
15 – Vedafi l’articolo Bifano Diz. Cor.par.I. pag.342, e not.(I) pag.341. in ultimo.
16 – Rer. Ital. ferip. Tom XVIII col.546, 563, 566.
17 – Ivi col. 578.
18 – Ghirard. par. III. mf.
19 – Erano i Terreni in que’ tempi nella loro maffima parte in mano di piccoli poffidenti, o di Contadini, e effi li godevano a livello perpetuo, od in enfiteufi, ciò bafta a chi è pratico di campagna, per concludere, che dovean fruttare affai di più. Tuttociò che tende a ridurre le piccole poffidenze in mano di ricchi, o di proprietari di eftefi fondi, e ciò che tende ad impoffibilitare i piccoli poffidenti alla coltivazione ed alla bonificazione, e mantenimento de’ loro fondi è rovinofo all’Agricoltura, ed al Commercio. La cofa può dimoftrarfi al paro di una propofizione geometrica.