Contrafforte Pliocenico
Nel territorio del Comune di Pianoro, nella zona pedemontana della dorsale appenninica, si ha la possibilità di vedere conformazioni orografiche caratteristeche.
Il contrafforte Pliocenico, quasi corona verso ovest i confini del territorio comunale, creando un effetto paesaggistico unico del suo genere.
Sarà la Comunità Montana delle Cinque Valli bolognesi a gestire per i prossimi tre anni la riserva naturale più grande dell´Emilia-Romagna, ovvero il Contrafforte Pliocenico, situato tra le valli dei fiumi Setta, Savena, Zena e Idice, nei territori dei comuni di Sasso Marconi, Monzuno e Pianoro.
L´area protetta – istituita nei mesi scorsi e con una superficie di oltre 750 ettari – è un comprensorio di grande interesse geologico e naturalistico, costituito da una suggestiva parete di arenaria pliocenica che, dalla rupe di Sasso Marconi, si estende fino al Monte delle Formiche.
L´area, già riconosciuta dal Piano territoriale paesistico regionale come “Zona di tutela naturalistica” e oasi di protezione faunistica, rientra nei Siti di importanza comunitaria per la presenza di diverse specie di uccelli considerati rari e minacciati di estensione dalla normativa europea.
Tra questi, in particolare, il falco pellegrino, che qui nidifica regolarmente.
La Comunità montana avrà il compito di realizzare interventi per la tutela e la valorizzazione del patrimonio ambientale, ivi comprese attività di studio e ricerca, promozione ed educazione ambientale, sorveglianza .
Sempre in base a quanto previsto dalla delibera, verrà istituito il Comitato di presidenza, che vedrà il coinvolgimento dell´assessore provinciale all´Ambiente, del presidente della Comunità montana e dei sindaci dei Comuni interessati.
Compito del Comitato sarà quello di indicare i contenuti del Programma triennale di tutela.
Veniamo al significato di “Contrafforte Pliocenico“.
Il termine “contrafforte” indica una specie di bastione o muraglia naturale, e consiste in un allineneamento di pareti rocciose in pietra arenaria che va’ dal “Sasso” di Sasso Marconi a ovest fino al Monte delle Formiche a est passando per M.Mario, Rocca di Badolo, M.Adone, Livergnano e la Val di Zena.
L’aggettivo “Pliocenico” si riferisce, invece all’eta’ della roccia e a un intervallo di tempo geologico (il Pliocene appunto), iniziato oltre 5 milioni di anni or sono e conclusosi da poco meno di 2 milioni di anni, con l’entrata del Quaternario.
Occorre percio’ distinguere l’eta’ delle rocce da quello del contrafforte da esse formato.
Con il sollevamento dell’Appennino, avvenuta nell’ultima parte del Pliocene e nel Quaternario, il nostro bacino ha cessato di esistere e i suoi sedimenti sono emersi dall’acqua.
Inoltre, le compressioni crostali li hanno fatto leggermente “imbarcare” a forma di ampia conca o sinclinale.
In questo modo, le estremita’ meridionali degli strati, che si trovavano sul bordo interno del bacino, hanno assunto una certa inclinazione, verso la Pianura Padana.
Si sono cosi’ esposte alle precipitazioni meteoriche.
L’acqua ha cominciato a penetrarvi e a schiacciarne l’acqua marina.
Si e’ avuta una deposizione di carbonato di calcio, ed e’ iniziata la cementazione degli strati.
I centri di cementazione dell’arenaria sono spesso puntiformi e isolati.
Col tempo pian piano si disgregano e queste”palle” cadono.
C’e’ chi le raccoglie e le usa come pietre da giardino.
I bolognesi e gli abitanti dei comuni montani forse non sono del tutto consapevoli di questa unicita’ e di questo valore a cielo aperto.
Tanto per citarne un’aspetto, si vedono, nelle pareti del contrafforte fra Brento e Monte delle Formiche, tracce di “Paleovalli” fluviali, che ci testimoniano come, qualche milione di anni fa’, corsi d’acque come il Savena e lo Zena avessero gia’ impostato le loro valli lungo i percorsi attuali.
Semplicemente, le loro foci sboccavano direttamente in mare e si trovavano 10-15 km. piu’ a monte del bordo attuale della pianura.
Questi e altri aspetti del contrafforte sono di estremo interesse per i geologi delle compagnie petrolifere, che vengono a visitare la nostra area, non perche’ ci sia il petrolio, ma perche’ offre, ben visibili all’aria aperta, situazioni morfologiche e tipi di rocce che si trovano spesso nei giacimenti di idrocarburi.
La utilizzano quindi come palestra, tanto piu’ che si trova a pochi chilometri dalla citta’ e di facile accesso.
Il fatto che la zona del contrafforte sia antropizzata (e lo e’ da tempo) non toglie nulla alla bellezza e al valore delle emergenze naturali, purche’ si dimostri un minimo di saggezza nel gestire il territorio evitando sconci irrimediabili al paesaggio, rispettando e conservando gli aspetti e i fenomeni unici e irripetibili, ma permettendo agli abitanti di svolgere le loro attivita’ e incoraggiando un turismo intelligente, capace anche di apprezzare quel che gli capita sotto gli occhi, ma che spesso non vede perche’ “impegnato ad arrivare troppo in fretta”