Realizzato nei primi anni del “900” da Giuseppe Ferri, il LEONE – uno dei pochi simboli “storici” del territorio di Pianoro era situato nei giardini di Villa Silvestri.
La villa, immersa nel parco confinante del podere Ginepreto si trovava sulla Via Nazionale all’altezza dell’attuale numero civico 110, tra Musiano e Pianoro Nuovo, lungo la strada provinciale della Futa.
Anche Villa Silvestri, come la maggior parte degli edifici di Pianoro, e’ stata distrutta dalla guerra, mentre la scultura del leone, sia pur lesionata, e’ rimasta al suo posto insieme a due pilastri di ingresso ai giardini della Villa.
Il leone, delle dimensioni di mt.4,20 per mt.2,10 in cemento aramato e’ rimasto a lungo quasi al centro di un grande campo incolto che sembrava esaltarne la maestosita’ e il portamento testimoniando, nel silenzio di quel posto, il suo passato e il gioco di tanti bambini che si avvicinavano attratti e impauriti.
Era un campo al quale si poteva arrivare da diversi sentieri, quasi separato dal mondo, e conservava, proprio, per la presenza del grande leone, un che’ di misterioso della vecchia Pianoro.
A partire dagli anni Settanta, la scultura è stata nascosta dai nuovi edifici costruiti sulla via Nazionale, dietro ai quali e’ rimasta fino agli anni Novanta quando, il Comune di Pianoro ha provveduto a farla trasferire presso il magazzino comunale di Via del Lavoro , in attesa del suo restauro.
Su di un progetto della Ditta Lambertini, il leone e’ stato restaurato e ricollocato, a cura del comune di Pianoro, nelle vicinanze del suo luogo originario, in localita’ Musiano, in posizione ben visibile dalla Via Nazionale, quasi a rappresentare un invito a non dimenticare la forza del passato di cui il leone di Villa Silvestri e’ stato testimone, pur nel suo eloquente silenzio.
Sotto il porticato della casa del parroco di S.Bartolomeo di Musiano, era conservata fino al mese di settembre del 2005 una iscrizione romana divisa in tre ampi frammenti.
E’ stato cosi’ necessario lo spostamento all’interno della chiesa, reso possibile dalla disponibilita’ della Sopraintendenza Archelogica dell’Emilia Romagna, del Comune di Pianoro e del Parroco.
La larghezza del monumento completo è di mt.1,80, che se fosse integro arriverebbe a mt.3,60.
In marmo pregiato, che a Bononia non era utilizzato di frequente e usato unicamente per gli imperatori.Studi approfonditi consentono di restringere all’interno della famiglia Pompeii Prisci, fra il console dell’anno 149 e il figlio, console nel 169.
Entrambi i personaggi sono noti nell’onomastica romana.
Ipoteticamente è possibile dedurre che padre e figlio abbiano avuto carriere molto simili.L’iscrizione che riporta la titolatura più completa sembra la presente che si può proporre.
Il testo dell’iscrizione recita:
[Q(uinto) P(ompeio) Q(uinti) f(ilio) Quir(ina) Senecioni Roscio Murenae Coelio/ Sex(to) Iulio Frontino Silio Deciano C(aio) Iulio Eurycli Herculaneo / L(ucio) Vibullio Pio Augustano Alpino Bellicio]/ Sollerti Iulio Acri Ducenio [Proculo Sosio Prisco]/ co(n)s(uli), [pr(aetori)], pontifici, s[o]dali Hadrianali, q[uaestori Aug(usti), (trium)vir(o) a (uro) a(rgento) a(ere)] / [ f(lando) f(eriundo)], VIvir(o) turm[a]e (tertiae) equitum Romano [rum, praef/ecto) feriarum Latinarum]/ patrono [publice].
Fino ad ora non era nota ne’ per il padre ne’ per il figlio la funzione di seviro della terza turma equitum Romanorum, che sottolinea, come la praefectura feriarum Latinorum, l’appartenenza ad una fra le famiglie piu’ in vista del senato.
Da notare, infine che fra le funzioni religiose sono elencate, in un solo blocco, dopo la pretura e prima della questura, l’appartenenza al collegio dei pontefici e a quelllo dei sodales Hadrianales : anche in questo caso sia il padre che il figlio ne hanno fatte parte, come entrambi sono stati cooptati, naturalmente in momenti diversi fra i sodales Antoniani.
Alle citta’ sulle quali i Pompeii Prisci esercitarono il loro patronato va, aggiunta anche Bononia che dedico’ a questo patrono un monumento pregevole, per il materiale usato e per le dimensioni.
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