PRESIDI PRESENTI SU OGNI AMBULANZA IN EMERGENZA
VEDI: COLLARE - SUO CORRETTO USO IN EMERGENZA
Il collare cervicale impedisce che, durante il soccorso prestato ad un traumatizzato, le manovre atte a spostarlo e caricarlo in ambulanza, possono procurare al paziente lesioni del midollo spinale (schiacciamento, edema, sezione) le quali esitino nella paralisi completa degli arti o addirittura nella morte.
Sui nostri mezzi abbiamo due tipi di collare cervicale: uno composto da due parti, una anteriore e una posteriore e un altro composto di un’unica parte.
Nel primo caso si prende per prima la parte anteriore, che va montata in modo che si crei una concavita’ atta ad alloggiare su di se il mento e la mandibola del paziente, quindi la si inserisce tra la mandibola e il manubrio dello sterno e la si fissa facendo passare posteriormente al collo la fettuccia di velcro in modo da assicurarla stretta intorno al rachide cervicale del paziente.
Tutto cio’ impedira’ la normale flessione del capo permettendo un piu’ agevole inserimento nella parte posteriore del collare che, una volta fissato, impedira’ il movimento di estensione.
Bisognera’ ricordare, prima di procedere alla immobilizzazione di un paziente, di valutare le dimensioni del suo collo e quindi scegliere il collare adeguato allo scopo in modo da bloccare la mobilita’ senza pero’ essere fastidioso o di ostacolo al respiro o alla deglutizione.
Nel caso invece del collare monoblocco si dovra’ procedere inserendo prima la parte posteriore dietro il collo del
LENZUOLA SPECIFICHE PER BARELLE IN EMERGENZA
Il lenzuolo deve essere sempre interposto tra paziente e panno considerando che il panno viene utilizzato più volte e che è giusto quindi che non si sporchi.
Durante un trasporto è buona regola tenere a portata di mano un lenzuolo per eventuali episodi di vomito o espettorazione abbondante.
E’ buona regola portarsi un lenzuolo anche quando si raggiunge un paziente, soprattutto in casa, dati i suoi mille possibili usi.
- Può essere utilizzato come telo barella;
- Per coprire paziente in stato di shock;
- Arrotolato sotto le spalle per favorire l’iperestensione del capo;
- Per tamponare una grave emorragia;
- Pulire il paziente o asciugarne il sudore;
- Raccogliere materiali organici;
- Arrotolato a mo di pannolino per una menometrorragia;
- E’ possibile, in assenza di immobilizzatori, immobilizzare un arto;
- Per riempire spazi fisiologici (lordosi) in pazienti con dolori ossei;
- Per mantenere piegato un arto traumatizzato;
- Per fasciature provvisorie;
- Per evitare di sporcare la barella a causa di un lavaggio o disinfezione;
- Per proteggere un’ustione,(E’ opportuno interporre un telo tra il ghiaccio e la parte lesa);
- Per avvolgere parti amputate;
- Per immobilizzare pazienti psichiatrici violenti;
- Per coprire una salma in caso di decesso.
VEDI: ASPIRATORE LIQUIDI ORGANICI
E’ un apparecchio destinato ad essere utilizzato per liberare le prime vie respiratore, compreso il cavo orale, da sostanze liquide, dense, viscose o solide di ridotte dimensioni.
Queste, infatti, se inalate, potrebbero facilmente provocare il soffocamento e la morte del paziente.
Sui nostri mezzi ne abbiamo di due tipi: uno funzionante ad ossigeno o ad aria compressa che è fisso in ambulanza, l’altro portatile, a motore elettrico alimentato dalla batteria.
Per effettuare una corretta aspirazione si utilizzano gli appositi sondini di varia misura, questo a causa della diversa consistenza dei materiali da aspirare, o la cannula di Yankauer.
I primi, di materiale morbido e con la punta arrotondata, permetterebbero di arrivare ad aspirare materiale fin nel laringe ed oltre, ma è assolutamente sconsigliabile eseguire tali manovre a personale non esperto in quanto può produrre gravi problemi di difficile soluzione e di estrema pericolosità per il paziente.
Di facile esecuzione è invece la pulizia del cavo orale e deve fare uso tramite aspirazione.
A questi scopo è di più facile utilizzo la cannula di Yankauer anche per la forma lievemente curva che permette una migliore manovrabilità, per la rigidità e la lunghezza più adeguata al cavo orale.
E’ assolutamente sconsigliato l’uso di sondini lunghi tagliati con le forbici in quanto la punta diventa tagliente e quindi potrebbe ferire le mucose del cavo orale e faringeo.
Il sondino o la cannula di Yankauer usati per l’aspirazione vanno gettati dopo l’uso.
VEDI:BOMBOLE DI OSSIGENO
Le bombole di ossigeno che sono in dotazione sulle nostre ambulanze in numero di due su ogni mezzo hanno capienza di 7 litri e vengono caricate normalmente a 200 atm. permettendo all’ossigeno compresso di raggiungere un volume corrispondente a 1400 litri.
Per individuare il numero di litri di ossigeno disponibili nella bombola e’ sufficiente moltiplicare la capienza della bombola (7 litri) per le atm. indicati sul manometro.
E’ importante capire che una bombola piena e quindi contenente 1400 litri a cui e’ attaccato un paziente cui sono somministrati 4 litri al minuto avra’ un’autonomia teorica di circa 5 e 50 minuti.
Raccomandazioni:
- Non bisogna mai mettere una bombola, sia piena che vuota, in locali ove siano presenti oli, grassi o sostanze infiammabili;
- Non bisogna permettere il contatto di oli o grassi con valvole delle bombole, con i regolatori di pressione o con i fori di entrata (alcuni di questi a contatto con l’ossigeno provocano violente esplosioni);
- Mai mettere le bombole in locali molto caldi o dove siano fornelli o caldaie accese (l’ossigeno e’ un ottimo comburente);
- Non bisogna utilizzare regolatore di pressione per gas diversi da quelli a cui sono destinati;
- Le valvole delle bombole durante l’uso vanno completamente aperte;
- Si raccomanda estrema cura nel trasporto delle bombole onde evitare urti;
- Quando si porta a caricare una bombola e’ obbligatorio usare l’apposito contenitore;
- Bisogna riporre le bombole vuote distinguendole chiaramente da quelle piene;
- La bombola va sostituita, salvo casi eccezionali, solo quando completamente vuota in quanto in ambulanzae’ disponibile una seconda bombola e vi e’ un dispositivo che la
VEDI: BARELLA PRIMARIA
Barella primaria posta in ambulanza
Quando si carica un paziente in barella e si deve effettuare un percorso privo di pavimentazione liscia è necessario manovrare la barella in due, senza correre in quanto e’ facile ribaltarla specialmente curvando.E’opportuno scegliere i percorsi più agevoli possibili essendo già da sola notevolmente pesante (28 KG).
All’atto del caricamento e dello scaricamento è buona norma essere in due per aiutarsi a controllare che non si inceppino i meccanismi delle gambe.
Per un corretto caricamento è opportuno mettersi in allineamento con il pianale di carico.
Avvicinarsi fino a quando le prime due ruote sono perfettamente appoggiate contro l’ambulanza.
A questo punto sollevare la leva di destra (di colore rosso) e mentre questa la si tiene sollevata, spingere la barella all’interno dell’ambulanza.
Quando le ruote posteriori della barella, sono anch’esse appoggiate all’ambulanza, mollare la leva rossa, e sollevare la leva opposta (di colore nero o verde).
Continuare a spingere il corpo barella, facendo qui un sollevamento della stessa.
Una volta caricata, appoggiarla lentamente contro il dispositivo di fermo, onde evitare contraccolpi al paziente posto sulla barella.
Per abbassare la barella al livello del pavimento da soli, la si inclina a 45° in modo di appoggiare a terra le ruote anteriori poste sotto lo schienale.
Sollevare le leve di sbloccaggio delle gambe (rosse, nere).
Fare attenzione: come si sbloccano le gambe, tenere il peso della barella, ed abbassarla lentamente senza farla cadere a terra.
Per sollevare la barella col paziente sopra questa non va afferrata nello schienale, in quanto esso serve solo a sorreggere la schiena del paziente, ma nei tubolari del corpo alle relative estremita’.
Per sollevare lo schienale, sollevare il pomello rosso posto dietro allo stesso, e posizionare lo schienale nella posizione desiderata.
Quando si manovra, per abbassare, lo schienale col paziente sopra, bisogna farlo con cautela sorreggendo con una mano il peso di questi e manovrando la leva con l’altra.
Per la posizione anti-shock, sollevare la maniglia posta alla fine della barella, fino alla posizione massima.
Per riabbassarla, spingere in avanti la levetta rossa, posta alla destra della stessa.
In tutte le operazioni di sistemazione del paziente, al di fuori dell’ambulanza, è opportuno avere alcune accortezze per essere pronti al caricamento:
– Posizionare la barella vicino a una parete, dopo averla abbassata a media altezza.
– Bloccare le ruote posteriori mediante gli apposti fermi, posti sulle stesse.
– Aprire le cinghie.
VEDI:BARELLA SCOOP PER TRAUMATIZZATI
Serve a caricare un traumatizzato senza produrre pericolosi movimenti del rachide.
La prima cosa da fare e’ di allungare o accorciare la barella stessa a seconda della statura del paziente da caricare.
La barella va quindi bloccata nella misura voluta, dopo di che va aperta e posizionata sotto il corpo del paziente, prima una meta’ e poi l’altra, esercitando piccole rotazioni del corpo in modo da lasciare in asse la colonna vertebrale.
Bisogna fare attenzione ai glutei del paziente che spesso restano impigliati, con gli abiti, impedendo la chiusura delle due parti.
Riagganciate le due meta’ si immobilizza il traumatizzato mediante le apposite cinghie ed eventualmente gli appositi cuscini.
A questo punto e’ possibile sollevare il traumatizzato e posizionarlo sulla barella primaria.
La barella a cucchiaio e’ fornita di cinghie per bloccare il paziente e il capo dello stesso. E’ buona regola usarle se il trasporto a mano del paziente e’ un po’ lungo o difficoltoso.
Questa barella può essere utilizzata anche per non traumatizzati da trasportare a mano per lunghi tratti. Le cinghie permettono di inclinare, durante il trasporto, la posizione della barella in caso sia necessario, senza rischiare di far cadere il paziente.
Ricordate di pulire con attenzione la barella a cucchiaio dopo il servizio perche’ la sua superficie corrugata nasconde facilmente sporco e sangue.
Questo si evidenzia facilmente spruzzando sulla superficie con acqua ossigenata in quanto questa a contatto col sangue produce l’inconfondibile schiuma.
NB: – quando si procede ad allungare la barella a cucchiaio, ci si deve assicurare che il sistema di bloccaggio sia scattato con precisione nel foro apposito.
Si dovrà inoltre fare attenzione perche’, dopo l’ultimo foro di allungamento si scoprono le cerniere che servono a piegare in due la barella stessa.
VEDI: BARELLA SPINALE
La tavola spinale in dotazione tutte le nostre ambulanze ha utilizzi similari a quelli della barella a cucchiaio, con la differenza di essere costituita di un unico blocco di materiale plastico radio-trasparente.
La tavola spinale o asse spinale è un presidio utilizzato per l’estricazione, l’immobilizzazione e il trasporto dei pazienti politraumatizzati.
La tavola spinale è stata concepita per ottenere l’immobilizzazione e la contenzione dell’intero corpo mantenendo l’allineamento della testa, del collo e del tronco del paziente politraumatizzato.
Viene quindi utilizzata in caso di incidenti traumatici in cui si sospettano lesioni alla colonna vertebrale.
Una buona tavola spinale deve avere queste caratteristiche:
- ottima rigidità (deve mantenere la forma anche in presenza di carichi notevoli minimo richiesto dalla normativa di 150Kg)
- versatilità (può essere utilizzata per diversi tipi di pazienti, lesioni e frangenti)
- isolamento termico
- maneggevolezza; impugnature solide e fissaggi adeguati (numero di fori adeguati che permettano una buona presa da parte dei soccorritori e un adeguato posizionamento dei sistemi di fissaggio)
- radiocompatibilità (per permettere l’esecuzione di indagini diagnostiche quali RX, TC e MRI)
- resistenza ad urti e corrosioni
- dev’essere lavabile e igienizzabile
- concordanza con gli altri presidi di immobilizzazione (collare cervicale, fermacapo, ragno ecc.)
L’utilizzo della tavola spinale non esclude l’uso degli altri presidi di immobilzzazione.
Quando ci si trova di fronte ad un paziente politraumatizzato è d’obbligo l’immobilizzazione della colonna vertebrale per non provocare al paziente altre lesioni.
Per questo motivo l’uso della tavola spinale deve essere preceduto dal posizionamento del collare cervicale e seguito dal posizionamento del fermacapo e dal ragno per bloccare il paziente sulla tavola spinale.
L’associazione di tutti questi presidi, e il loro corretto uso, permette di trasportare il paziente in posizione verticale (per farlo scendere ad esempio da un dirupo) e di ruotarlo di 90°, se dovesse ad esempio vomitare.
La tavola spinale può essere utilizzata per i bambini con peso maggiore di 25 kg e adulti fino a 150 kg (esistono comunque modelli con portate superiori).
Se il bambino pesa meno di 25 kg si utilizza la tavola spinale pediatrica.
L’utilizzo ottimale della tavola spinale prevede la presenza di almeno tre soccorritori qualificati, in quanto uno, il leader, si occupa di immobilizzare il capo, e gli altri due si occupano di muovere il corpo tenendo la colonna vertebrale in asse.
Caricamento di paziente traumatizzato eseguito su tavola spinale: (Simulazione didattica)
In caso di sospetta lesione alla colonna, il primo soccorritore dovrà valutare le funzioni vitali dell’infortunato avendo cura di fermare la testa nella posizione nella quale si trova ed effettuare una chiamata di emergenza specificando all’operatore di centrale che si tratta di sospetta lesione di colonna.
Si dovrà evitare di muovere l’infortunato per qualsiasi motivo, tranne che in stato di necessità, ovvero quando esista una reale ed imminente causa di aggravamento delle condizioni del paziente (es. un incendio nell’abitacolo in cui è l’infortunato, rischio imminente di frana, rischio di folgorazione da alta tensione, annegamento se l’infortunato è prono in una pozza d’acqua, arresto cardio-polmonare, e così via…).
Se il paziente deve essere spostato è bene che l’allineamento venga garantito il più possibile:
– in caso di infortunato steso supino, se il soccorritore è da solo lo trascini dai piedi, se si è in due un soccorritore stia alla testa della vittima bloccandola e l’altro lo trascini sempre per i piedi in caso di infortunato prono, tentare una manovra di pronosupinazione tenendo in asse con un braccio il collo e la prima parte della schiena e girando il paziente con l’altro braccio in caso di paziente in un veicolo, tramite una manovra di estricazione rapida.
Si ricorda che tutte queste manovre sono altamente pericolose, in quanto pregiudicano il buon soccorso perché mettono la vita del paziente a repentaglio.
Il personale non qualificato dovrebbe ricorrere a queste manovre solo se costretto dallo stato di necessità.
Dopo aver messo la scena in sicurezza, se la stato del paziente lo prevede, si da inizio alle manovre di rianimazione.
VEDI:SEDIA (barella) CARDIOPATICA
E’ una seggiola presente sulle ambulanze in emergenza che permette comodamente il trasporto di pazienti che non sono in grado di camminare su terreni malagevoli o per le scale.
E’ dotata, ai piedi del paziente, di comode maniglie allungabili, che permettono una presa più comoda e più salda.
Inoltre, essendo ancorata alla struttura della cellula sanitaria, è possibile utilizzarla come posto a sedere supplementare, ovviamente senza superare i limiti di legge sul numero di passeggeri trasportabili
Comunemente chiamata cardiopatica, dato l’utilizzo della stessa su pazienti con problemi cardiaci e’ una sedia pieghevole equipaggiata di maniglie sullo schienale ed alla base delle gambe anteriori nonche’ di rotelle sulle gambe posteriori.
E’ un presidio medicale utilizzato nel primo soccorso per trasportare i pazienti dal luogo del malore al mezzo di soccorso
Aprendo le maniglie anteriori e posteriori la sedia portantina e’ usata per superare ostacoli come scale o gradini, mentre facendo leva sulle ruote posteriori si puo’usare come una sedia a rotelle per affrontare i tratti in piano.
La stabilita’ del trasportato e’assicurata da due cinghie di sicurezza.
La cardiopatica va usata solo su pazienti non traumatizzati.
In caso di sospette lesioni al rachide i soccorritori utilizzeranno la tavola spinale per prevenire, durante il primo soccorso, manovre che potrebbero compromettere il midollo spinale.
VEDI: IMMOBILIZZATORE SPINALE (KED)
E’ un dispositivo per immobilizzare e districare vittime di incidente.
E’ costituito da una “giacca” avvolgente, un poggiacollo regolabile e due sottogola/fermamento.
Le cinghie sono già cucite sulla giacca.
ESTRAZIONE CONVENZIONALE con il KED
Un membro dell’equipaggio si posiziona dietro l’infortunato e blocca la testa, (tale presa dovrà essere mantenuta fino alla completa immobilizzazione).
Il soccorritore fa le valutazioni mentre un altro membro dell’equipaggio entra nell’autovettura al fianco del paziente con il collare.
Il soccorritore, effettuato i controlli gli applica quindi il collare, poi allontana il paziente dal sedile per consentire l’inserimento del KED.
(Questa manovra puO’ essere eseguita singolarmente, facendo scivolare dietro la schiena dell’infortunato un braccio rigido e giunti all’altezza del coccige, chiude la mano a pugno e lo rotea, producendo cosi un allontanamento dallo schienale, oppure, in due:si allontana il traumatizzato sollevandolo sotto le coscie trascinandolo in avanti).
Il soccorritore, dopo aver piegato l’ala del K.E.D, lo inserisce, aiutandosi con una mano a tenerlo distaccato dal paziente, quando è sicuro di averlo posizionato correttamente, raddrizza l’ala ed inizia il bloccaggio con le cinghie bloccando il paziente al corsetto iniziando ad agganciare senza stringere le cinghie serrandole incrociate.
Per ultimo serrano le cinghie che devono passare sotto le coscie.
Ricontrollano il fissaggio della cinghie stringendole opportunamente e iniziano a bloccare il capo posizionando, se necessario degli spessori dietro la nuca per mantenere in asse neutro il rachide.
Chiudono le alette del K.E.D, fissandole con gli appositi ferma capo e mentoniera.
A questo punto, puO’ essere lasciato il capo che precedentemente era stato sempre tenuto fermo.
L’autista posiziona la tavola dietro il paziente e insieme collaborano a far scivolare il paziente sulla tavola spinale ed alla successiva immobilizzazione mediante ragno.
VEDI:IMMOBILIZZATORI A DEPRESSIONE
Per immobilizzare un arto bisogna sempre partire dall’immobilizzare le articolazioni a monte e a valle di esso (ad esempio per immobilizzare un avambraccio bisognerà bloccare sia il polso che il gomito) e quindi scegliere un immobilizzatore di dimensioni sufficienti allo scopo.
Una volta individuata la dimensione occorrente, si dovrà provvedere a distribuire uniformemente le palline di polistirolo all’interno dell’immobilizzatore, scegliendo un posizionamento dello stesso che permette un accesso agevole alla valvola.
A questo punto si dovrà adagiare l’arto infortunato sull’immobilizzatore e poi avvolgerlo fissando adeguatamente con le strisce di velcro di cui è dotato.
Si provvederà poi ad aspirare l’aria all’interno dell’immobilizzatore, per mezzo della pompa in dotazione oppure di un aspiratore, in modo da renderlo rigido, assicurandoci infine che il velcro non si sia allentato.
E’ importante ricordarsi, prima di qualunque manovra successiva all’aspirazione, di chiudere la valvola, impedendo all’area di rientrare e vanificare il lavoro effettuato.
Altra cosa da ricordare è di pulire l’immobilizzatore alla fine di ogni servizio asportando eventuali macchie di sangue con amuchina o acqua ossigenata.
VEDI: EROGATORE DI OSSIGENO
Nel gorgogliatore normalmente viene inserita dell’acqua che permette all’ossigeno, che è un gas secco, di umidificarsi per non irritare ed essiccare le vie respiratorie e le relative secrezioni.
C’è da dire che i tempi brevi che solitamente sono caratteristici dei servizi da noi prestati non comportano comunque danni rilevanti alle mucose respiratorie anche in assenza di acqua nel gorgogliatore e spesso, anzi, una non adeguata manutenzione dello stesso, senza un cambio frequente dell’acqua, comporta in essa la produzione di colture batteriche di tal patogenicità che diventa meno pericoloso far respirare ossigeno secco piuttosto che contaminato da tali colonie batteriche.
Inoltre l’uso delle maschere tipo Venturi che permettono la miscelazione dell’ossigeno all’aria ambiente eliminano la necessità dell’umidificazione del gas, anzi la rendono esagerata.
Il flussometro è costituito da una colonnina graduata al cui interno si muove una pallina che indica i litri di ossigeno erogati in un minuto. Solitamente in un’urgenza è bene non esagerare nell’erogazione di ossigeno esistendo situazioni patologiche che ne controindicano l’uso di alti flussi. Diventa quindi più sicuro rimanere sui 5 lt/min. con l’erogazione del gas aspettando indicazioni mediche per modificare questa quantità.
Nel trasportare pazienti dimessi o trasferiti da un ospedale ad un altro o al domicilio, che abbiano indicazioni specifiche circa l’ossigenoterapia da svolgere bisognerà sapere con precisione le necessità del paziente, stimare i tempi necessari a svolgere il trasporto e valutare l’autonomia delle bombole che abbiamo sul mezzo.
E’ buona re
VEDI SFIGMOMANOMETRO
E’ formato da un manometro a pressione, da una busta contenente una sacca di plastica gonfiabile con una pompa a mano e da una valvola che serve a scaricare l’aria presente nella camera d’aria.
Il manicotto dello sfigmomanometro, una volta posizionato il braccio, viene gonfiato fino a comprimere l’arteria brachiale così da impedire al sangue di passare nella stessa.
Posizionando il fonendoscopio subito sotto il manicotto nella parte interna del braccio, non si ascolterà alcun rumore.
Se iniziamo a sgonfiare la camera d’aria tramite la valvola lentamente, quando la pressione del sangue arterioso equilibrerà la pressione esercitata dal bracciale, il fonendoscopio inizierà a captare dei battiti.
Questi indicheranno che il sangue ha ripreso a circolare nel braccio e la pressione indicata in quel momento dal manometro sarà corrispondente a quella massima (sistolica) dell’individuo in esame.
Successivamente continuando ad ascoltare con attenzione, ci sarà un momento in cui i battiti suddetti scompariranno al nostro ascolto.
In quel momento la pressione indicata dal manometro sarà corrispondente a quella minima (diastolica) dell’individuo in esame.
VEDI: PULSOSSIMETRO (Saturimetro)
E’ uno strumento che ci informa sul grado di saturazione di ossigeno del sangue periferico.
Pulsossimetro chiamato anche Saturimetro, indica la “Saturazione” dell’ossigeno nel sangue
I valori vanno da 1 a 100;
Al di sotto di 90 e, se, vi sono altri parametri non nei range, il paziente viene ossigenato tramite opportune mascherine.
Immediati controlli medici saranno fatti per individurare cause e soluzioni.
Questo avviene tramite la lettura del letto capillare a livello ungueale.
A questo scopo si inserisce un dito, è importante che sia pulito e senza smalto nell’unghia, nell’apposito ditale.
Si accende poi l’interruttore e, dopo pochi secondi, appare il valore della saturazione di ossigeno sul display.
Contemporaneamente a questo valore l’apparecchio ci indicherà anche la frequenza cardiaca.
I range ottimali vanno da 50 a 150 battiti al minuto.
E’ da considerare che il cuore sotto sforzo e forti emozioni può portare a tale livelli massimi, senza essere in stato di pericolo.
Dopo una attenta valutazione, il Soccorritore, comparati con gli altri parametri vitali,e un accurato quadro anamnesico, valutera’ se far intervenire un medico del 118.
E’ importante anche considerare che una mano “fredda” è indice di una circolazione sanguigna scarsa o ridotta e che questo può impedire un buon funzionamento del pulsossimetro stesso.
Il Pulsossimetro puo’ essere applicato sia al dito sia all’orecchio.
VEDI DEFIBRILLATORE (D.A.E.)
Il defibrillatore semiautomatico (spesso abbreviato con D.A.E., defibrillatore automatico esterno, o AED, automated external defibrillator).
E’ un dispositivo in grado di effettuare la defibrillazione delle pareti muscolari del cuore in maniera sicura, dal momento che e’ dotato di sensori per riconoscere l’arresto cardiaco dovuto ad aritmie, fibrillazione ventricolare e tachicardia ventricolare.
Nei casi sopra elencati il defibrillatore determina automaticamente se e’ necessaria una scarica e seleziona il livello di energia necessario.
L’utente che lo manovra non ha la possibilita’ di forzare la scarica quando il dispositivo segnala che questa non e’ necessaria.
Il funzionamento avviene per mezzo dell’applicazione di piastre adesive sul petto del paziente.
Quando tali elettrodi vengono applicati al paziente, il dispositivo controlla il ritmo cardiaco e – se necessario – si carica e si predispone per la scarica.
Quando il defibrillatore e’ carico, per mezzo di un altoparlante, fornisce le istruzioni all’utente, ricordando che nessuno deve toccare il paziente e che e’ necessario premere un pulsante per erogare la scarica.
Dopo ciascuna scarica, il defibrillatore ripete il controllo del ritmo cardiaco e, se necessario, si predispone all’effettuazione di una nuova scarica.
Lo strumento effettuera’ un’altra rilevazione delle funzioni elettriche del cuore, tornando ad avvertire di non toccare il paziente.
Dopodiche’ se il cuore ha ripreso a battere, come detto prima vi incitera’ a controllare il respiro.
Se il cuore non ha ripreso a battere dobbiamo continuare con la manovra del BLS senza stare a staccare gli elettrodi.
Dopo un paio di minuti che vengono praticati sia la respirazione sia il massaggio dai soccorritori, lo strumento vi avvertira’ che sta nuovamente procedendo al controllo delle funzioni cardiache incitandovi allo stesso tempo ad allontanarsi.
Continuera’ cosi sempre, fino alla completa risoluzione del problema cuore-polmoni.
VEDI: PALLONE DI AMBU
Il pallone di Ambu è autoespandibile e ciò permette di funzionare anche senza collegarlo a una sorgente di gas e quindi utilizzare l’aria ambiente.
Esso si può comunque collegare all’erogatore di ossigeno e dall’altro estremo va inserita la maschera facciale che deve avere la camera d’aria, che aderisce al volto, ben gonfia e che deve essere retta a tenuta intorno alla bocca e al naso del paziente.
Quando il pallone viene spremuto, una valvola unidirezionale, situata all’estremità del pallone, convoglia l’aria nelle vie aere del paziente.
L’espirazione è passiva e la valvola convoglia l’espirato nell’ambiente, mentre il pallone autoespandibili aspira al suo interno nuova area.
VEDI CANNULE DI GUEDEL
E’ una cannula di materiale plastico dotata di un rinforzo nella zona dove, una volta posizionata in modo adeguato, si appoggeranno le arcate dentarie del paziente.
Serve a mantenere pervie le prime vie respiratorie tenendo ferma la lingua sulla base della bocca, impedendone di cadere all’indietro andando ad ostruire il passaggio dell’aria nella faringe.
Si inserisce nel seguente modo: per prima cosa va definita la dimensione necessaria misurando approssimativamente la lunghezza che dovrà essere circa pari al tratto tra la parte anteriore delle labbra e l’angolo della mandibola; quindi la si dovrà inserire delicatamente nel cavo orale puntando verso il palato posteriore (palato molle) fino a che si farà fatica a proseguirne l’inserimento nella bocca.
A questo punto si dovrà ruotare la cannula di 180° e finire di inserirla portando il boccaglio a contatto delle labbra.
Bisogna fare attenzione a non spingere indietro la lingua inserendo in bocca la cannula.
VEDI: COPERTA ISOTERMICA (Metallina)
Indispensabile per soccorrere traumatizzati, ustionati e affetti da colpi di calore o assideramento.
La coperta isotermica è composta da un foglio in alluminio con due facce e il paziente va avvolto in essa con attenzione.
Ha una duplice funzione: protezione dal freddo oppure dal caldo.
Se posizionata con il lato argentato a contatto con il corpo conserva circa l’80% del calore corporeo (protezione dal freddo).
Se posizionata con il lato dorato a contatto con il corpo riflette i raggi del sole e permette al corpo di rimanere fresco (protezione dal caldo).
Misure cm 160×210
VEDI FORBICE DI ROBIN E EISMARK
Le forbici angolate EISMARK, avendo la punta inferiore arrotondata e più lunga di quella superiore, permette di tagliare gli abiti ai traumatizzati senza andare a produrre altre lesioni.
Le forbici ROBIN oltre al taglio degli abiti sono in grado di tagliare le cinture di sicurezza delle auto, e si usano anche per rompere i vetri.
VEDI: TIPOLOGIA DI GHICCIO
Nel sacchetto sono contenute due sostanze chimiche (solitamente acqua e nitrato d’ammonio oppure altre sostanze) che quando entrano in contatto (dopo che si è rotto l’involucro interno che le separava) sviluppano una reazione endotermica, che cioè assorbe calore dall’ambiente producendo quindi il freddo.
Ricorda che, per utilizzarlo, si deve comprimere il pacchetto al centro (vi si trova collocata una pallina che, rompendosi, rilascia l’agente chimico) e, prima di applicarlo lo si deve avvolge in una garza o fazzoletto che isoli la pelle dal ghiaccio stesso.
Inoltre vi è anche un ghiaccio “SPRAY” prevalentemente utilizzato nelle competizioni sportive per dare una specie di anestizzizzazione della parte colpita.
Anche questo deve essere usato in modo appropriato per evitare possibili danni collaterali.
Deve essere spruzzato sulla parte dolorante rispettando le istruzioni del fabbricante.
VEDI GLUCOSTICK - autoanalisi della glicemia
Questo strumento viene utilizzato per misurare la glicemia.
E’ composto da una penna pungidito caricata con aghi monouso e un lettore elettronico per leggere la quantità di zuccheri nel sangue per mezzo di un’apposita striscia reattiva.
Tramite la penna pungidito si fa fuoriuscire una goccia di sangue del paziente (generalmente sulla punta del dito indice), si esercita dopo la foratura una leggera pressione a lato per agevolare l’uscita di una goccia di sangue che viene poi messa a contatto con la striscia reattiva già inserita nello strumento elettronico.
Si attende alcuni secondi, per permettere allo strumento di calcolare automaticamente il valore degli zuccheri presenti nel sangue, mostrando il risultato sul display.
I valori teorici standard del range ottimale vanno da 80 – a 120.
VEDI: LE COMUNICAZIONI RADIO
Esigenze operative, tanto in termini di chiarezza quanto di sintesi, spingono a far si che le comunicazioni radio siano limitate all’essenziale e possano esprimere le informazioni con la massima chiarezza.
La sintesi e’ fondamentale in quanto sulle lunghezze d’onda sulle quali trasmettiamo, devono poter parlare anche gli altri mezzi di soccorso presenti sul territorio e questo non è possibile se qualcuno tiene occupata la frequenza.
La chiarezza e’ altrettanto importante perche’ le informazioni devono giungere precise alla Centrale Operativa o all’altro mezzo di soccorso col quale si sta collaborando.
A questo scopo le parole vanno scandite con precisione e, in caso di nomi o sigle complesse, e’ bene imparare a utilizzare l’alfabeto fonetico internazionale indicato qui di seguito:
A = ALFA
N = NOVEMBER
B = BRAVO
O = OSCAR
C = CHARLIE (CIARLI)
P = PAPA
D = DELTA
Q = QUEBEC (CHEBEK)
E = ECHO (ECO)
R = ROMEO (ROMIO)
F = FOX TROT
S = SIERRA
G = GOLF
T = TANGO
H = HOTEL
U = UNIFORM (IUNIFORM)
I = INDIA
V = VICTOR
J = JULIET(GIULIET)
W =WHISKEY(UISCHI)
K = KILO (CHILO)
X = X-RAY (ICS-REI)
L = LIMA
Y = YANKEE (IENCHI)
M = MIKE (MAIK)
Z = ZULU
Il messaggio va impostato iniziando con la sigla della stazione (Pianoro 0) o del mezzo (Pianoro 47) che si vuole chiamare, seguito dalla sigla della stazione o del mezzo che si chiama ed al contenuto del messaggio.
Se il messaggio ricevuto non si e’ compreso e’ bene farselo ripetere subito o, se si vuole semplicemente chiedere conferma, e’ bene ripeterlo in modo che chi ascolta possa verificare se ci sono errori.
Quando, a fine servizio, si dettano i dati relativi alla Centrale Operativa, e’ bene chiedere preventivamente all’operatore se e’ in grado di registrarli; diventa inutile dettare i dati senza autorizzazione in quanto, l’operatore di centrale che deve registrarli, lavorando al computer, potrebbe nonessere sul foglio di lavoro giusto e quindi non in grado di segnarli.
Colui che usa la radio e’ bene che ricordi di:
Non parlare se la frequenza e’ gia’ occupata da altri;
Non premere il pulsante se non si deve parlare o se altri lo stanno facendo.
Non premere inutilmente il pulsante:cio’ mette in onda la nostra radio e quindi disturba le comunicazioni degli altri;
Non urlare parlando per radio: questo non migliora le comunicazioni ma anzi ne peggiora la qualita’;
Prendere l’abitudine di pensare, mentalmente, il messaggio da inviare o, addirittura, scriverselo.
Tutto cio’ allo scopo di non perdere tempo durante la trasmissione;
Premere il pulsante per la trasmissione e quindi iniziare a parlare solo dopo che siano passati almeno uno o due secondi; se si inizia a parlare simultaneamente alla pressione del pulsante si rischia, per problemi di aggancio di ponti radio e di attivazione elettrica delle apparecchiature, che, chi ascolta non riceva le prime sillabe del messaggio rendendone così, a volte, incomprensibile il contenuto.