SANTUARIO SANTA MARIA DI ZENA
(Monte delle Formiche)
Il Monte delle Formiche da cui si gode una bellissima vista deve il suo nome a un curioso fenomeno: intorno all’ 8 settembre, giorno in cui ricorre la festività della Madonna.
Sciami di formiche alate ( il cui nome scientifico è Myrmica Scabrinodis) raggiungono la vetta e qui muoiono.
Questo è un fenomeno è antichissimo dato che, fin dal 1400, la chiesa era chiamata Santa Maria Formicorum
Il fenomeno naturale, qui particolarmente accentuato, comune a molti tipi di imenotteri: le formiche maschio, dopo l’accoppiamento, sono attratte dai luoghi che si stagliano all’orrizzonte e li si recano per morire.
Le femmine andranno a cercare altri posti per dar vita a nuove colonie.
La tradizione popolare ha attribuito una valenza quasi miracolosa, una sorte di omaggio della natura alla Madonna: sotto l’immagine della Madonna è riprodotto un scritto in latino che recita: “centatim volitant formicae ad Virginis aram quo que illam voliant vistmae tatque cadunt ” ( ansiose volano le formiche all’altare della Vergine, pur sapendo che ai suoi piedi moriranno).
E’ tradizione che gli insetti vengano benedetti e donati ai fedeli (la credenza popolare vuole che curino alcuni malanni).
Alla base del Monte delle Formiche si trova il Castello di Zena, detto cosi’ dal torrente che gli scorre a pochi passi.
Il castello viene nominato nel 1177 e la sua architettura si rifà agli stili del XIV e XVII secolo.
In esso nel 1270 venne tenuto prigioniero il Conte Guido Selvatico di Dovadola, caduto nelle mani dei conti di Loiano in un agguato a San Lazzaro, e poi liberato dai Bolognesi.
Del complesso, fà parte anche Torre dell’Erede, costruita nel XIV secolo, posta più in alto in funzione di vedetta.
In una grotta scavata nello sperone di roccia su cui sorge il santuario della Madonna delle Formiche, nel XVI secolo visse in penitenza un eremita di nome Barberio appartenente all’ordine dei Gesuati (i Gesuati, da non confondere con i Gesuiti, erano un ordine religioso che fu soppresso nel 1668).
Sulla parete della grotta si poteva leggere la firma incisa dallo stesso eremita: “Barberius iam ex religione Jesuat 1551” (Barberio, gia’ dell’ordine religioso dei Gesuati 1551).
Leggenda vuole che l’asceta assistesse alle funzioni che si celebravano nella Chiesa sulla vetta del monte da una fessura praticata nella roccia.
Un’altra leggenda e’ legata alla morte dell’eremita, cosi’ raccontata dallo studioso Giuseppe Rivani: “…Una volta in bel giorno di primavera si udirono all’improvviso suonare le campane della Chiesa.
L’arciprete balza fuori della Canonica per vedere chi suonasse a quel modo e per qual ragione ma vide la porta del campanile chiusa e il campanaro che guardava estatico.
Le campane suonavano da se’…
L’arciprete fece aprire la porta della Chiesa, accendendo tutti i lumi e accompagnato dal popolo andò processionalmente alla grotta.
Colà, in mezzo a una fragranza di Paradiso, videro l’eremita disteso per terra con un Crocifisso sul petto.
Si constatò che esso era spirato da poco e le campane avevano suonato da se’ e gli uccelli avevano deliziosamente cantato per accompagnare la sua anima in Paradiso”.
Purtroppo alle 4.30 del mattino di martedi’ 18 giugno 2003 la grotta, meta insieme alla chiesa di molti pellegrini, devoti o semplici escursionisti, e’ crollata, portandosi via questo piccolo pezzo di storia.
Ancora oggi, sul sentiero che dal santuario porta alla grotta, sono rimaste le indicazioni.